Fabula e intreccio: cosa sono?
Qual è la differenza tra fabula e intreccio? È una domanda ricorrente, dato che fabula e intreccio vengono spesso nominati assieme. Si tratta infatti di due elementi che riguardando la sequenza di eventi di una storia, e l’ordine in cui questi vengono narrati.
Eppure, fabula e intreccio presentano delle differenze sostanziali.
Se anche tu ti sei posto questa domanda, qui troverai la risposta che cerchi. Perché fabula e intreccio sono due termini fondamentali in narrativa, e ogni buon amante dei libri dovrebbe conoscerne il significato.
L’ordine della narrazione
Innanzitutto, per spiegare le differenze tra fabula e intreccio bisogna partire da un presupposto:
I libri raccontano una serie di eventi seguendo un percorso temporale arbitrariamente deciso dall’autore.
In altre parole, lo scrittore è libero di manovrare la sequenza di eventi a proprio piacimento, sulla base di un progetto preciso. Sembrerà una constatazione banale ma, se ci pensi bene, è anche il fondamento stesso di ogni libro.
Ora che abbiamo capito questo, andiamo a scoprire assieme le differenze tra fabula e intreccio, partendo ovviamente dalla loro definizione.
Differenza tra fabula e intreccio
Il modo migliore per spiegare fabula e intreccio, e sottolinearne le differenze, è sicuramente quello di darne una definizione:
▌ Fabula
La fabula è la successione cronologica degli eventi di una storia.
▌ Intreccio
L’intreccio è invece l’ordine con cui gli eventi di una storia vengono presentati, ovvero la disposizione dei fatti che l’autore fornisce al lettore.
La fabula rappresenta quindi l’ordine reale degli eventi di una storia, mentre l’intreccio l’ordine narrativo. La differenza tra fabula e intreccio è quindi netta e inconfutabile, perché stiamo parlando di due concetti che rispondono a domande diverse.
La fabula indica cosa accade in una storia, mentre l’intreccio come quella storia viene narrata.

Avrai probabilmente intuito che fabula e intreccio, pur essendo due elementi diversi, non sono necessariamente distinti. L’autore è infatti libero di scegliere se raccontare gli avvenimenti di una storia seguendo il normale ordine cronologico, o se mescolare le carte tramite salti temporali.
A seconda delle scelte dell’autore, fabula e intreccio possono quindi coincidere o essere separati.
Fabula e intreccio coincidono
Partiamo dall’esempio di più facile intuizione: fabula e intreccio coincidono.
In altre parole, l’autore sceglie di narrare i fatti della storia seguendo il normale ordine cronologico con cui essi accadono. Gli eventi mantengono quindi il loro naturale rapporto di causa-effetto dettato dalla temporalità.
Questa particolare configurazione di fabula e intreccio può essere anche identificata come intreccio lineare.
▌ Esempi
L’esempio più lampante di fabula e intreccio coincidenti è sicuramente rappresentato da favole e fiabe. Pensate come storie per l’infanzia, favole e fiabe necessitano infatti di un intreccio quanto più semplice e lineare possibile.
Presentato così, l’intreccio lineare potrebbe sembrare banale e quindi meno interessante. Ma non è così. Moltissimi romanzi di successo si basano su questa scelta narrativa, che non deve quindi essere sottovalutata.
È il caso dei primi libri della saga di Harry Potter.
Nei libri della Rowling, la narrazione sposa un unico punto di vista, ovvero quello di Harry Potter, e avviene sempre secondo l’ordine cronologico degli eventi. Nei rari casi in cui il punto di vista cambia (ad esempio, nei primi capitoli dei libri) la sequenza cronologica è comunque rispettata.

Ora capisci perché, nonostante la differenza tra fabula e intreccio sia profonda, le due cose possono coincidere.
Fabula e intreccio non coincidono
Il caso diametralmente opposto al precedente è quello in cui fabula e intreccio non coincidono.
Questo avviene quando gli autori alterano intenzionalmente l’ordine degli eventi, presentandoli al lettore secondo uno schema occulto. In questo caso si parla anche di intreccio annodato.
Ma perché ciò avviene? Semplice: per una questione di intrattenimento.
Quando l’intreccio è complesso e imprevedibile, la lettura tende a farsi più avvincente. Un intreccio sapientemente annodato suscita curiosità e domande nel lettore, spingendolo a proseguire nella lettura.
I motivi per cui viene utilizzato l’intreccio annodato sono molti. Questa tipologia di narrazione viene utilizzata per porre l’accento su fatti secondari importanti, per nascondere certi eventi o rimandarne la spiegazione. E, spesso, per creare suspense.
Non è un caso se la maggior parte di gialli e thriller sono caratterizzati da un intreccio annodato. Qualunque sia lo scopo per cui viene utilizzato un intreccio annodato la conclusione è sempre la stessa: il lettore è costretto a ricostruire la fabula da sé, diventando parte integrante dello spettacolo.
▌ Esempi
In questo caso, gli esempi si sprecano. La scrittura moderna fa largo utilizzo dell’intreccio annodato per sfruttarne “l’effetto calamita”. Il risultato è una larga diffusione di questa tecnica narrativa, senza distinzione di genere letterario.
Si va quindi dalle opere di fantascienza al fantasy, passando per moltissimi altri generi, persino il mainstream.
Sicuramente, però, i simboli di questa tecnica sono il giallo e il thriller. Costruiti per creare tensione e mistero, gialli e thriller si basano su intreccio annodato per depistare il lettore e tenerlo all’oscuro dei dettagli necessari a comprendere l’intera vicenda.

Abbiamo visto le differenze tra fabula e intreccio, e i vari casi che si possono presentare in narrativa. Ma quali sono le tecniche che gli autori utilizzano per annodare l’intreccio?
L’INTRECCIO
Come annodare l’intreccio
Abbiamo ormai chiara l’importanza dell’intreccio in un libro. Sappiamo che può essere lineare o annodato, e i diversi risvolti che queste due tipologie comportano. Ma come si annoda un intreccio?
Per annodare l’intreccio gli autori si avvalgono di tre tecniche capaci di creare degli sfasamenti temporali:
- La tecnica dell’analessi (o flashback o retrospezione)
- La tecnica della prolessi (o flashforward o anticipazione)
- Il montaggio alternato
Queste tre tecniche sono fondamentali e largamente utilizzate. Vediamole da vicino, portando alcuni esempi.
1) L’analessi o flashback
La tecnica del flashback è sicuramente una delle più diffuse (e quindi conosciute) e utilizzate dagli scrittori. Consiste nell’effettuare un salto indietro nel tempo, per narrare un evento o un aneddoto del passato utile a capire lo sviluppo della storia presente.
Il flashback può avvenire sotto forma di racconto, quindi narrato direttamente dal protagonista attraverso il dialogo o il pensiero, oppure può essere veicolato come vera e propria scena di un romanzo.
La ragazza del treno – Paula Hawkins
La ragazza del treno è un thriller di Paula Hawkins in cui la tecnica del flashback è utilizzatissima.
Il libro infatti è narrato attraverso il filtro di Rachel, la protagonista. È lei infatti che riporta al lettore i fatti che sono appena avvenuti, utilizzando appunto la tecnica dell’analessi.
La scrittrice mescola la tecnica del flashback con un’altra tecnica narrativa potentissima: il narratore inaffidabile. Rachel è infatti bugiarda e alcolizzata, con una percezione della realtà distorta. L’effetto che ne scaturisce è esplosivo, e trascina il lettore nel completo spaesamento.
2) La prolessi o flashforward
La tecnica del flashforward è sicuramente meno comune perché più difficile da maneggiare. Trattandosi di un salto nel futuro, deve fare i conti con il rischio di svelare troppo sul proseguo della storia, andando a distruggere le aspettative che creano suspense nel lettore.
Solitamente la prolessi è quindi limitata a poche frasi o parole. Il narratore, che può essere onnisciente o in prima persona, accenna a ciò che verrà in maniera più o meno velata, insinuando curiosità nel lettore.
Alle volte però il flashforward può riguardare un intero capitolo o una sezione del libro. È questo il caso di molti incipit in medias res. Per creare forte coinvolgimento fin dalla prima pagina, l’autore inizia la storia in medias res, cioè nel mezzo dell’azione. Questa azione può essere legata ad un evento passato o, nel caso della prolessi, ad un evento futuro. Una volta terminata questa prima scena il narratore tornerà sui suoi passi per raccontare la storia dal principio, magari proprio per spiegare come si è arrivati a quella scena.
Cent’anni di solitudine – Gabriel Garcìa Marquez
L’esempio perfetto di prolessi coincide anche con uno degli incipit più famosi della storia della letteratura. Stiamo parlando dell’inizio di Cent’anni di solitudine del nobel per la letteratura Gabriel Garcìa Marquez:
Molti anni dopo, di fronte al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendía si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo aveva condotto a conoscere il ghiaccio.
Come vedi, la prima frase del libro è un flashforward, un chiaro accenno al futuro che verrà. In pratica, Marquez ci sta già rivelando un elemento fondamentale della storia del romanzo. Eppure questo non distrugge la suspense ma, al contrario, la alimenta: perché sono proprio le domande che scaturiscono in noi nel leggere questa frase che ci spingono ad andare avanti con la lettura.

3) Il montaggio alternato
Un’ulteriore tecnica narrativa utile a movimentare l’intreccio è quella del montaggio alternato. Il montaggio alternato può essere ottenuto in due modi:
▌ Alternare scene diverse che avvengono contemporaneamente
I libri che possiedono più di un protagonista, o che alternano diversi personaggi al centro della narrazione, sfruttano la tecnica del montaggio alternato in modo intensivo. La storia segue infatti le vicende di uno dei personaggi, per poi tornare indietro e narrare ciò che è accaduto nel frattempo agli altri.
Non essendo possibile raccontare in simultanea scene diverse, il libro finisce per saltare da una storia all’altra, movimentando l’intreccio.
È questo il caso dei romanzi corali come Il Signore degli Anelli e Il Ciclo delle Fondazioni: libri che intrecciano storie diverse secondo un ritmo studiato dall’autore.
▌ Alternare diversi punti di vista nella stessa scena
L’altra possibilità di montaggio alternato è legata al punto di vista. La scena narrata è infatti la stessa, ma alla narrazione si alternano diversi personaggi. A conti fatti, il lettore rivive la stessa scena da angolature diverse, tornando indietro nel tempo ad ogni cambio di prospettiva.
Anna Karenina è un esempio perfetto di questa tecnica. Tolstoj, infatti, non manca mai di narrare le scene del romanzo da vari punti vista, offrendo al lettore la moltitudine di reazioni differenti che uno stesso episodio può suscitare nelle persone.
Tutte le differenze tra fabula e intreccio
Siamo giunti al termine di questo articolo, e ormai una cosa è chiara: la differenza tra fabula e intreccio è quindi netta. La fabula infatti rappresenta l’ordine cronologico degli eventi di una storia, e risponde alla domanda cosa. L’intreccio, al contrario, è l’ordine con cui gli eventi vengono narrati, e risponde quindi alla domanda come. Fabula e intreccio possono coincidere, ma rimangono sempre elementi ben distinti.
Esistono diverse tecniche per alterare l’ordine cronologico degli eventi e annodare così l’intreccio. Queste tecniche, come avrai intuito, non agiscono solo sulla disposizione delle scene in un libro, ma vanno a influenzare anche l’intero ritmo narrativo della storia.
Ogni buon libro che si rispetti non lascia mai questi elementi al caso. La prossima volta prova a fare attenzione a ciò che leggi, e rintraccia lo schema profondo su cui si articola la storia.
E ricorda: la fabula di una storia è una sola, ma gli intrecci con cui quella storia può essere raccontata sono infiniti.
Ora che conosci la differenza tra fabula e intreccio, non ti resta che scovarla nelle tue letture.
2 Commenti
L’utilizzo della prolessi potrebbe essere stimolante e divertente nello scrivere ancor più che nel leggere… però non facile! Mi stuzzica di provarci
Ciao Rickard Hill,
Un nome che riconosco con piacere 🙂 In effetti deve essere la tecnica più complessa da utilizzare, perché rischia di rivelare troppo e smontare il resto del libro, o risultare troppo criptica per essere colta dal lettore. Ma, del resto, le sfide sono l’unico modo per migliorarsi, no?