“Il nome della rosa”, un giallo storico
Hai sicuramente già sentito parlare de “Il nome della rosa” di Umberto Eco. Del resto, si tratta forse del romanzo italiano moderno più famoso e venduto. Un’opera che ha rilanciato la scrittura italiana nel mondo, e che ha contribuito a riportare in vita un genere: il romanzo storico.
“Il nome della rosa”, però, è molto più di un romanzo storico. Siamo di fronte ad un giallo deduttivo, dove i ragionamenti logici e le indagini occupano gran parte della scena.
“Il nome della rosa” si slega così dalle regole di un genere per intrecciarsi con quelle dell’altro. Un libro che si sorregge sul passato e sugli insegnamenti che può ancora trasmetterci, e che ci trascina tra colpi di scena verso una conclusione che vale l’intera lettura.
“Il nome della rosa” e il romanzo storico
In effetti, “Il nome della rosa” non viene ricordato solo per la sua bellezza. Questo libro è infatti il responsabile della rinascita di un genere letterario: il romanzo storico. Dopo la nascita e il culmine del suo splendore nel 1800, il romanzo storico era andato perdendosi nel tempo, a favore di quel realismo che ha dato origine alla letteratura moderna.
Non è un caso quindi se in molti definiscono “Il nome della rosa” un romanzo neostorico. Il chiaro intento di questa definizione è quello di evidenziare la ripresa del genere.
“Il nome della rosa” è stato seguito da molti altri romanzi storici moderni (che hanno esplorato e modificato ulteriormente un genere già molto dinamico), ma rimane uno snodo cruciale nella storia della letteratura. Il fatto che ciò sia dovuto ad un autore italiano dovrebbe essere sufficiente per darti una buona ragione per leggerlo, non trovi?
Titolo: Il nome della rosa
Autore: Umberto Eco
Editore: Mondadori
La competenza di un romanzo storico di successo

In realtà, i motivi per leggere questo romanzo non finiscono qui. “Il nome della rosa” non ha certamente avuto successo solo per ciò che ha rappresentato. Se è stato inserito al 14° posto della lista dei cento libri più venduti del secolo da “Le Monde“, deve esserci ben altro.
E, in effetti, è proprio così. “Il nome della rosa” continua a incantare generazioni di lettori per la sua precisione storica. Umberto Eco, prima di scoprirsi scrittore di romanzi con la pubblicazione di questo libro, era infatti un grande studioso del medioevo.
E proprio grazie a questa sua competenza, unita a una maniacale documentazione e a una costruzione terribilmente realistica delle ambientazioni, Eco è riuscito a regalarci uno dei romanzi storici più riusciti di sempre. Un’opera che trascende il tempo e ci trascina in un’epoca distante. Il tutto mescolato a un mistero portante, capace di imprimere un tocco moderno ed emotivo alla storia.
“Il nome della rosa” tra film e serie TV
Come ulteriore riprova di quanto la storia di questo romanzo sia valida, “Il nome della rosa” ha visto nascere diverse trasposizioni, alcune molto recenti. Se il film con protagonista Sean Connery è datato 1986 e inizia ad essere un po’ lontano dai nostri gusti, la serie TV italiana prodotta da Rai Fiction è attualissima.
La prima puntata è andata in onda il 4 marzo 2019, e ha riscosso un discreto successo (e, va detto, qualche critica). Si può discutere sulla bontà delle produzioni cinematografiche italiane, ma questa serie TV ha sicuramente contribuito a portare alla ribalta della cronaca un romanzo che difficilmente verrà dimenticato col tempo.
Sei curioso di saperne di più sul giallo storico che ha segnato un genere letterario? Allora questa recensione de “Il nome della rosa” è quello che fa apposta per te. Come sempre, prima di iniziare, puoi consultare la guida alle mie recensioni per comprenderne meglio la struttura. E niente spoiler: è un giallo, non vorrai che lo rovini?
Allora questa recensione de “Il nome della rosa” è quello che fa apposta per te. Come sempre, prima di iniziare, puoi consultare la guida alle mie recensioni per comprenderne meglio la struttura. E niente spoiler: è un giallo, non vorrai che lo rovini?
La mia recensione de “Il nome della rosa”
Introduzione
“Il nome della rosa” è il romanzo d’esordio del saggista e semiologo Umberto Eco. Pubblicato nel 1980, questo giallo dallo sfondo storico contribuì al successo dello scrittore e alla rinascita del romanzo storico.
Ambientato nell’Italia del 1300, e in particolare in un monastero benedettino, racconta dell’indagine dell’inquisitore Guglielmo da Baskerville e del novizio Adso da Melk riguardo la morte misteriosa di un monaco. Un romanzo che unisce la modernità del giallo alle atmosfere nostalgiche del passato.
Trama
Italia del 1300. Adso da Melk e il suo maestro Guglielmo da Baskerville giungono al monastero benedettino in cui si terrà l’incontro storico tra i sostenitori dell’imperatore Ludovico e i delegati del Papa Giovanni XXII. Si tratta di un incontro cruciale, che determinerà gli equilibri futuri dell’Europa.
Eppure qualcosa minaccia di distruggere l’evento. La morte misteriosa di uno dei monaci colpisce il monastero. Si parla di cattivo presagio, di una maledizione, della venuta dell’Anticristo. Una sorta di punizione divina che sembra voler mettere in guardia i monaci e il mondo intero.
Guglielmo da Baskerville non ci crede, e il suo passato di inquisitore ne è la prova. La logica è ciò che può rispondere a tutto. Guglielmo è la persona giusta per indagare su un mistero che assume i tratti del soprannaturale.
Ma il caso non è semplice, e gli eventi iniziano precipitare. Il mistero si fa sempre più fitto. Solo una cosa sembra chiara: tutto ruota attorno all’antica biblioteca custodita nel monastero. Un labirinto di conoscenza che sembra nascondere qualcosa di ben più oscuro.
Ambientazione
Come detto, siamo in Italia, e precisamente in un monastero dai tratti accuratamente descritti. Umberto Eco nasconde magistralmente ogni riferimento, avvolgendolo l’abbazia in un alone fatto di realtà e immaginazione.
Grazie al rigore della documentazione e all’attenzione per i dettagli, l’ambientazione è sicuramente uno dei punti forti di questo libro. Il monastero viene descritto minuziosamente, e ne viene addirittura fornita una piantina da Eco stesso.

A essere più precisi, “Il nome della rosa” è stato spesso definito un romanzo “cinematografico” proprio per l’accuratezza dell’ambientazione. I dettagli non sono lasciati a caso. Le scene sono studiate sulla base dell’ambiente che circonda i personaggi, come se il libro fosse il copione di un film.
Il risultato è un impatto scenografico notevole, che stuzzica l’immaginazione e crea figure nitide e indimenticabili nelle menti dei lettori.
Personaggi
I personaggi, come del resto ogni elemento del libro, rispecchiano alla perfezione il concetto di romanzo storico. Non un carattere fuori posto, un’idea anacronistica o un atteggiamento fuori contesto. I personaggi di Umberto Eco incarnano l’uomo religioso medievale in tutto e per tutto. Un aspetto che rende “Il nome della rosa” un grandissimo romanzo.
La storia, in particolare, ruota attorno alle figure dei due protagonisti: Guglielmo da Baskerville e Adso da Melk. Avrai notato che Guglielmo viene sempre nominato per primo, rubando la scena al suo allievo. E, in effetti, è ciò che avviene nel libro.
Eppure Adso è imprescindibile. Ti basti pensare questo: la storia è narrata in prima persona proprio da questo personaggio.
Uno schema che ti suona familiare, non è vero? Vale la pena aprire una piccola parentesi.
Il giallo deduttivo classico
Ti è già capitato di trovarti di fronte ad un giallo deduttivo con due protagonisti, il detective geniale, figura centrale che ruba la scena al suo più “normale” aiutante? Certo, dirai. Stiamo parlando nientemeno che di Sherlock Holmes e del Dottor Watson.
“Il nome della rosa” è, in questo senso, una citazione consapevole, una sorta di omaggio a due personaggi che hanno fatto la storia del genere giallo.

Il giovane Adso (controparte di Watson) è il filtro attraverso il quale noi lettori possiamo ammirare le gesta del geniale Guglielmo da Baskerville (reincarnazione di Sherlock Holmes). La scelta di affidare al co-protagonista la narrazione, intrapresa da Sir. Arthur Conan Doyle prima e Umberto Eco poi, è cruciale. Serve infatti a prendere le distanze da una mente geniale e difficile da comprendere.
In poche parole, Adso e Watson rappresentano l’uomo comune, ovvero il lettore. E, grazie alla loro mediazione, ci permettono di avvicinarci (senza mai comprendere del tutto) il vero protagonista della storia, quel detective dall’intelligenza fuori dal comune che, nel suo essere diverso, rischierebbe di diventare incomprensibile.
Atmosfere
Le atmosfere de “Il nome della rosa” sono strettamente legate all’ambientazione e alla natura del romanzo. Lo scenario del cupo monastero benedettino si intreccia con lo stile di vita spartano dei monaci, delineando la tipica ambientazione medievale. Tra le pagine si respira l’oscurantismo dell’epoca, che non scade mai nel pittoresco, ma regala scorci inattesi di intellettualità nel buio.
Accanto al grigiore del medioevo, il mistero trainante del libro si espande in un senso di incertezza costante. Eco sfoggia saggiamente l’aspetto superstizioso tipico dell’epoca, contribuendo a creare attorno al libro un’atmosfera di tenebra. Il pericolo fisico si confonde con la paura per l’idea del male, infondendo nel lettore un senso di inquietudine latente.
Un’atmosfera tutt’altro che allegra, ma che determina la riuscita del romanzo.
Tema centrale
Diciamolo subito: “Il nome della rosa” è un romanzo denso, fatto di citazioni e riferimenti. Si spazia dalla filosofia alla scienza, dall’etica alla religione.
Quest’ultima, com’è ovvio che sia data l’ambientazione, ha un ruolo centrale. Umberto Eco traccia un quadro molto preciso della situazione della Chiesa ai tempi del medioevo, soffermandosi non solo sulle idee, ma anche sull’organizzazione che l’istituzione religiosa aveva al tempo.
Eppure, potrà sembrare strano, il tema centrale va oltre la religione, e coglie nel segno chiunque, religiosi e atei. Perché ciò che fa da perno dell’intera opera è l’umanità delle persone. Questa umanità è veicolata dai personaggi, fatti di pregi e di difetti, e dalle loro idee.
Un tema centrale che è fulcro del libro e chiave di lettura dell’intera opera. Un tema che si manifesterà in tutta la sua importanza solo al termine del romanzo, regalandoci un finale che vale l’intera lettura.
Proprio per questo preferisco non dire troppo, per evitare di rovinarti il vero pezzo forte del libro. Una cosa posso consigliarti: leggi, e scopri da solo. Ogni giallo che si rispetti merita questo. E “Il nome della rosa” non è di certo solo un giallo.
Considerazioni finali
Dopo questa recensione de “Il nome della rosa” hai sicuramente capito che siamo di fronte ad un romanzo di un certo spessore. Non a caso, sono in molti a considerarlo l’ultimo grande classico del Novecento.
Si tratta di un libro capace di intrattenere e arricchire al tempo stesso. Il puro “divertimento” della lettura non pregiudica l’inserimento di un gran numero di insegnamenti, di quelli che si portano nel cuore anche dopo molti anni. “Il nome della rosa”, in questo, riesce perfettamente nell’intento: unisce modernità a passato, dando vita a un’opera memorabile.
Una pietra miliare della letteratura italiana, che ognuno di noi dovrebbe leggere almeno una volta nella vita.
Critiche al romanzo
È doveroso menzionare le critiche che alcuni hanno mosso al romanzo. In effetti, va ammesso che “Il nome della rosa” non si presenta come un romanzo semplice. Numerose sono le citazioni in latino che Umberto Eco si è divertito a inserire tra le pagine, rigorosamente senza alcuna traduzione.
Va inoltre sottolineato che l’autore ha sfruttato il romanzo per veicolare molte conoscenze riguardo al Medioevo. Il risultato sono lunghe digressioni, a volte forse eccessive, su aspetti che, al giorno d’oggi, potrebbero risultare noiosi.
In realtà,queste digressioni sono fondamentali per contestualizzare l’intera storia, oltre che perle di conoscenza capaci di aumentare l’autorevolezza di questo romanzo storico. Eppure è comprensibile che coloro che non sono avvezzi a questo tipo di lettura storcano un po’ il naso. Queste parentesi tendono a spezzare il ritmo narrativo, rallentando la narrazione, ma contribuiscono ad aumentare il senso di attesa che avvolge l’intera storia.
Incredibilmente, lo stesso Umberto Eco fu uno dei critici più accaniti nei confronti della sua creazione.
Curiosità su “Il nome della rosa”
L’opinione di Umberto Eco
Una volta Eco disse questo de “Il nome della rosa”:
Io odio questo libro e spero che anche voi lo odiate. Di romanzi ne ho scritti sei, gli ultimi cinque sono naturalmente i migliori, ma per la legge di Gresham, quello che rimane più famoso è sempre il primo.
Non una bella opinione. In effetti, Eco rimase scottato dal calo di interesse che i suoi scritti successivi registrarono, dando più volte la colpa all’eccessivo successo del primo. Strano a dirsi, ma la partenza col botto che ebbe la sua carriera finì per ritorcersi contro di lui. Un peccato perché, come sosteneva lo stesso Eco, i suoi romanzi successivi furono altrettanto di valore.
Citazioni consapevoli
Dire che Umberto Eco copiò spudoratamente i suoi personaggi da Sir Arthur Conan Doyle sarebbe ingiusto e inesatto. La sua, come accennavo in precedenza, è una citazione consapevole. I due protagonisti richiamano due grandi del giallo deduttivo intenzionalmente, e le prove di questo sono racchiuse proprio nel libro.
Il protagonista principale, non a caso, si chiama Guglielmo da Baskerville. Ti dice nulla?
Uno dei libri più famosi con protagonista Sherlock Holmes è “Il mastino di Baskerville“. Una coincidenza? Non scherziamo.
Non sei ancora del tutto convinto? Allora pensa al nome di Adso. Non ti sembra richiamare per suono quello di Watson?
Luoghi più o meno reali
Nonostante Umberto Eco non specifichi mai il nome dell’abbazia dove si svolge la sua storia, le descrizioni da lui riportate non possono che lasciar intravvedere da dove sia giunta la sua ispirazione.
Stiamo parlando della “Sacra di San Michele“, monumento simbolo del Piemonte. Collocata all’imboccatura della Val di Susa, sulla sommità del monte Pirchiriano, fu costruita tra il 983 e il 987, e rappresenta un patrimonio dell’arte italiana.

Il monastero descritto ne “Il nome della rosa” è sicuramente differente, composto da elementi d’immaginazione aggiunti da Eco, ma non vi sono dubbi sull’influenza di questa abbazia.
La “Sacra di San Michele” è una meta che tutti i lettori de “Il nome della rosa” dovrebbero prendere in considerazione.
Un incipit storico
Altra curiosità interessante è l’incipit. “Il nome della rosa”, infatti, inizia come una storia totalmente differente.
Il 16 agosto 1968 mi fu messo tra le mani un libro dovuto alla penna di tale abate Vallet, Le manuscript de Dom Adson de Melk, traduit en français d’après l’édition de Dom J. Mabillon (Aux Presses de l’Abbaye de la Source, Paris, 1842).
Hai appena letto le prime righe del libro. Ti chiederai chi sta parlando, e come mai la data riporta 1968, dato che la storia è ambientata nel Medioevo.
Il narratore che si rivolge in prima persona ai lettori è nientemeno che Umberto Eco. Il primo capitolo de “Il nome della rosa” è infatti una nota personale dell’autore, in cui riporta di aver ritrovato il manoscritto di Adso e di essersi cimentato nella traduzione. Ma di cosa si tratta?
Semplice: di un espediente letterario per dare maggiore credibilità al romanzo storico. Umberto Eco finge infatti di non aver inventato “Il nome della rosa”, ma di averlo tradotto da un documento reale, scritto da una persona realmente esistita.
Un espediente famoso, utilizzato anche da Alessandro Manzoni nei suoi “Promessi Sposi“. Un modo certamente originale di iniziare un libro, ma che ci spinge a chiederci se la storia che stiamo per leggere sia accaduta davvero.
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Scheda riassuntiva de “Il nome della rosa”
Titolo | Il nome della rosa |
Autore | Umberto Eco |
Genere | Giallo – Romanzo Storico |
Anno | 1980 |
Editore | Bompiani |
Ambientazione | Medioevo |
Narratore | Omodiegetico |
Focalizzazione | Immersa |
Narrazione | Prima persona |
Tempo verbale | Passato remoto |
Numero pagine |
Siamo arrivati alla fine di questo articolo. Tu hai letto “Il nome della rosa”? Se sei alla ricerca di un giallo che sappia farti appassionare grazie alle sue indagini, ma non disdegni l’ambientazione storica, allora “Il nome della rosa” è perfetto per te.