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Curiosità Letterarie

In italia ci sono più scrittori che lettori: ma è vero?

di Giovanni Munari 19 Maggio 2019
scritto da Giovanni Munari 19 Maggio 2019
in italia ci sono più scrittori che lettori

Tanti scrittori per nessun lettore

Quante volte hai sentito ripetere questa frase: “In Italia ci sono più scrittori che lettori”? Ormai è diventata una specie di slogan. Lo dicono i lettori accaniti, gli scrittori che tentano di emergere, i professori, molti addetti ai lavori nel mondo dell’editoria, alla radio, in TV, su internet.

C’è chi dice che la frase sia stata pronunciata per la prima volta da Roberto Benigni, ma in realtà non era del tutto inedita. Chiunque ne sia l’autore, comunque, una cosa è certa: ormai è sulla bocca di tutti, persino di quelli che non leggono.

Come accade spesso in questi casi, una credenza comune si trasforma spesso in una verità assoluta. Per quale motivo tanta gente dovrebbe credere a una cosa falsa? Chi siamo noi per dubitare dell’opinione di gente più esperta?

Eppure dovremmo saperlo bene, soprattutto nell’era dei Social Network e delle fake news: non tutto quello che ci viene proposto corrisponde al vero.

Quanti libri vengono pubblicati in Italia?

Perché in Italia siamo disposti a credere che ci siano più scrittori che lettori? Semplice: perché, in un certo modo, ne abbiamo tutti esperienza diretta. Questa esperienza è legata a ciò che viene pubblicato dalle case editrici. Cosa voglio dire?

Se le case editrici pubblicano migliaia di libri all’anno, allora significa che gli scrittori sono in numero folle.

Vuoi dei numeri? Nel solo 2016 sono stati pubblicati all’incirca 61.100 libri (intesi come titoli, non come numero di copie). 

Allora forse è proprio vero, forse gli scrittori sono più dei lettori.

In Italia tutti scrivono, ma nessuno legge?

Per rispondere a questa domanda, dobbiamo fare una piccola premessa. Le case editrici, prima di essere fonte di distribuzione di cultura e di sapere, sono delle aziende. Pubblicare libri non è certo un’operazione gratuita, e richiede investimenti importanti. Di conseguenza, come tutte le aziende, anche le case editrici agiscono secondo un’idea di business.

Questo non certo per accantonare il ruolo sociale e culturale che le case editrici devono svolgere. Ma è inutile, a mio avviso, non ammettere che le case editrici pubblicano libri (anche) per guadagnare. Niente di così sorprendente o tremendo.

Ora chiediti: se in Italia non leggesse nessuno, le case editrici pubblicherebbero lo stesso una mole così spropositata di libri?

La risposta è estremamente banale: no e poi noi. Qualunque mercato si basa sulla regola della domanda e dell’offerta. Se i lettori fossero davvero così pochi, le case editrici diminuirebbero le pubblicazioni. Invece questo non accade. E allora qual è il punto?

Quanti lettori restano?

In realtà, riflettendo più a fondo, possiamo renderci conto di un aspetto alquanto banale: chi scrive lo fa per amore dei libri. Su questo non credo ci sia alcun dubbio. Uno scrittore è, prima di tutto, un lettore. Se così non fosse, potrebbe destinare la sua voglia di inventare storie per altre forme d’espressione come, ad esempio, quella del cinema, al giorno d’oggi sicuramente più popolare e remunerativa.

Ma se è vero che ogni scrittore è anche un lettore, allora in Italia abbiamo, quantomeno, un numero pari tra scrittori e lettori. Questa conclusione è semplicissima, e sono certo che ne eri già pienamente consapevole.

In realtà, questo è solo l’inizio.

Scrittori e lettori a rapporto

Dobbiamo ammetterlo: in Italia il numero di scrittori sembra crescere sempre più, mentre quello dei lettori diminuisce costantemente. Ma questo non significa che gli scrittori siano realmente più numerosi dei lettori.

E’ sufficiente fare una proporzione: se in Italia ogni anno vengono pubblicati circa 60 mila libri (che potrebbero essere grossolanamente considerati pari al numero di scrittori presenti) e il numero di lettori raggiunge circa il 41% della popolazione (che ammonta a quasi 6 milioni e 500 mila abitanti), allora il conto è presto fatto.

A questo va poi aggiunto che, di quei 60 mila libri pubblicati, la stragrande maggioranza apparterrà ad autori stranieri.

Del resto, se quasi 1 italiano su 2 legge, siete davvero sicuri di poter affermare che 2 italiani su 2 scrivono?

Più scrittori che lettori: un altro significato

Non siamo ancora arrivati al punto, dirai. In realtà, il punto è semplice. Non dovremmo interrogarci sulla veridicità della frase “ci sono più scrittori che lettori”, ma sul suo significato.

Perché quella frase non è la verità, ma una provocazione. Una provocazione calzante, perché tocca aspetti realissimi. Una provocazione ben riuscita, aggiungerei, dato il grado di diffusione che ha raggiunto.

Questa provocazione è fatta per evidenziare quanto in realtà stiamo perdendo l’abitudine a leggere, quanto stiamo dimenticando tutto ciò che possiamo acquisire dalla buona lettura. E’ una provocazione rivolta a chi non legge, nel tentativo di ricordare a tutti ciò a cui stiamo rinunciando.

E’ buffo, in questo senso, pensare che siano proprio coloro che non leggo a ripetere questa frase senza interrogarsi davvero su di essa.

In Italia ci sono più scrittori che lettori: la dura verità

Presa per il verso giusto, questa frase è quindi tristemente verissima. Si tratta di un monito rivolto a tutti: perché non riguarda solo chi non legge, ma anche a chi lo fa. Perché sono proprio i lettori che sanno cosa significhi leggere, e il fatto che questo sapere non riesca ad essere trasmesso è anche colpa loro.

Perché nell’era del web e dei social dovremmo leggere ancora? Una problema non da poco, che lo Stato stesso ha preso in considerazione. La nuova Legge sul libro entrata in vigore il 25 Marzo 2020 ne è la prova. Un tentativo per incentivare la lettura in un mondo che sta dimenticando l’importanza dei libri.

Di sicuro, dobbiamo sempre tenere a una mente una cosa: leggere e scrivere rimane un diritto, e non un dovere. Su questo si basa la bellezza della letteratura. A volte giudicare chi è diverso da noi è facile, ma ciò che dobbiamo chiederci non è tanto chi è il migliore, ma perché questa diversità esiste.

Se nessuno pubblicizza la lettura per ciò che è realmente, perché non dovremmo farlo noi?

E tu, che tipo di lettore sei? Preferisci leggere per te stesso, o ti piace condividere le tue letture con gli altri? Ti confronti con chi di libri è altrettanto innamorato, o provi a trasmettere questa tua passione anche a chi è meno pratico di lettura?

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Giovanni Munari

Sono Giovanni Munari, nato a Vicenza ma con la voglia di fuggire. Segni particolari: i libri e la mia chitarra elettrica. Quando posso, viaggio, per il gusto di scoprire. Ho una relazione complicata con la realtà, di quelle da tira e molla. È così sbagliato vivere di sogni?

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4 Commenti

Clara Pedacchioni 18 Ottobre 2021 - 13:40

Il problema è che ci sono tantissimi piccoli editori che fanno pagare agli scrittori la pubblicazione del loro libro . In poche parole vengono stampate le copie che lo scrittore compera e che poi distribuisce di suoi conoscenti. È sì un business ma non fatto dai lettori ma dalla speculazione sulla vanagloria di molti sedicenti scrittori

Rispondi
Giovanni Munari 5 Dicembre 2021 - 16:57

Ciao Clara,

Purtroppo quello che dici è vero, ed è per questo che noi lettori dobbiamo essere consapevoli, perché solo così possiamo scegliere la meglio.

Rispondi
Mary 19 Maggio 2019 - 12:53

Proprio vero. Comunque a me piace comprare libri e anche regalarli. Non sempre riesco a leggerli ma la gioia che provo quando ho un libro nuovo in mano è grande, è come si aprissero sconfinate possibilità.

Rispondi
Giovanni Munari 19 Maggio 2019 - 13:07

Anche solo regalare libri è un modo per diffondere la lettura, soprattutto se scegliamo di regalare libri che abbiamo letto e che ci hanno trasmesso qualcosa.

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