Che cos’è l’incipit?
Se non hai ben chiaro cosa sia l’incipit di un romanzo, diamone subito una semplice definizione: l’incipit è l’inizio del libro, il primo capitolo, le primissime righe. In altre parole, l’esordio della storia che vi apprestate a leggere. L’incipit è il momento in cui il lettore, ancora ignaro del contenuto del libro, pieno di speranze, si tuffa in un nuovo mondo.
Hai quindi certamente letto moltissimi incipit. Anzi, se ti fermi a pensarci, hai certamente letto più incipit che libri. Già questo basta a sottolinearne l’importanza.
Ti sei mai chiesto cosa si nasconde dieto ad un incipit di successo?
In questo articolo vedremo quali meccanismi inconsci si nascondono dietro ad un incipit significativo e quali tecniche gli scrittori utilizzano per convincerci a leggere il loro libro. Non mancheranno anche le definizioni delle tre principali tipologie di incipit, ovvero l’incipit narrativo, l’incipit descrittivo e l’incipit in medias res, con annessi esempi per ciascuno.
Se sei interessato, non ti resta che continuare a leggere.
Chi ben inizia è a metà dell’opera
Forse i lettori si limitano a leggere senza porsi troppe domande, ma gli scrittori sanno quanto l’incipit sia fondamentale. Anzi, al giorno d’oggi, l’incipit può essere forse considerato l’elemento narrativo più importante di tutti. Non a caso, una delle prime nozioni che un aspirante scrittore deve imparare è proprio questa: scrivere un incipit d’effetto.
Ti dirò di più: l’incipit è spesso ciò che gli editori valutano per decidere se perdere altro tempo dietro a quella storia o se procedere oltre nel tentativo di smaltire la mole infinita di lavoro che ancora li attende. Una buona fetta delle speranze di pubblicazione di un dattiloscritto (o manoscritto, per i più tradizionalisti) si gioca proprio sulla base dell’incipit.
Ma noi non siamo editori, non è vero? Non dobbiamo leggere e valutare romanzi per lavoro. Noi leggiamo per il piacere di leggere.
Forse non è proprio così. Pensaci un attimo. Quando varchi la porta della tua libreria di fiducia o navighi sui cataloghi online delle case editrici, che cosa trovi? Libri. Una quantità spropositata di libri. Probabilmente molti più libri di quanti non debba valutare un editore.
Il nostro obiettivo è proprio quello di trovare un libro tra quella moltitudine spiazzante, il fortunato vincitore della lotteria che riuscirà a catturare la nostra attenzione e convincerci a rimandare la lettura di tutto il resto.
Come facciamo a scegliere?
Qui ci sarebbe da fare un discorso sulle categorie di lettori, e forse un giorno lo farò, ma per adesso limitiamoci ad escludere tutti quei casi in cui sappiamo già in anticipo cosa o chi vogliamo leggere.
Poniamo quindi di non esserci informati su quali siano i libri del momento, né di aver consultato le liste dei migliori romanzi per genere letterario o di esserci informati di alcuni titoli sulla base di recensioni. Come procediamo? Lo sapete meglio di me. Per prima cosa analizziamo quello che ci salta subito all’occhio: titolo e copertina.
E’ chiaro: la selezione sarà puramente arbitraria e approssimativa. Lo sappiamo, ma lo facciamo lo stesso, perché un modo per iniziare dovremo pur trovarlo, no? Ci basiamo quindi sulle prime impressioni che ci dà un libro. Poi?

A questo punto ci arrischiamo a voltare qualche libro per leggere la cosiddetta quarta di copertina. Ci troveremo una breve presentazione del romanzo o dell’autore, un brano significativo tratto dal libro, fino ad arrivare ai commenti fatti da illustri esponenti (testate giornalistiche, altri autori famosi) riguardo all’opera.
Se il libro supera questo primo esame, solitamente lo apriamo. Ci attardiamo a leggere le bandelle (o risvolti) alla caccia di qualche ulteriore informazione. E poi? Ci siamo. E’ arrivato il momento.
Sfogliamo le pagine, e arriviamo lì dove tutto inizia: l’incipit. E iniziamo a leggere.
Tutti leggiamo l’incipit, ma non tutti leggiamo il libro
Chi di voi ha mai comprato un libro di cui non sapeva nulla senza leggere almeno la prima pagina? E’ naturale. Serve innanzitutto a farci un’idea dello stile dell’autore, per capire se fa per noi o meno.
È coinvolgente, diretto, chiaro, o si dilunga troppo e usa un linguaggio eccessivamente ricercato? Con quale tempo verbale è scritto il libro? Che tipo di punto di vista utilizza, interno, focalizzato od onnisciente? E’ puntiglioso o evocativo?
Sono tutte domande che non ci poniamo direttamente, ma che il nostro cervello passa in rassegna per capire se potrà trarre beneficio dalla lettura di quel libro.
Ciò che invece andiamo ad analizzare consapevolmente è la storia, il contenuto. Vogliamo subito capire di cosa si tratta: chi è il protagonista, dove ci troviamo, cosa sta succedendo, qual è il dramma, quali sono le promesse che quel libro ci fa?
Sono domande un po’ pretenziose, considerando che la storia è appena iniziata, eppure è proprio quello che vogliamo sentirci dire. Fateci caso: quando un incipit è arricchito di tutti questi elementi, ci sentiamo subito coinvolti e, nella migliore delle ipotesi, decidiamo di acquistare il libro e proseguire. In assenza di questa atmosfera, probabilmente andremo alla caccia di un altro libro, un altro incipit, che sappia farci emozionare di più. La verità è che leggere un libro richiede impegno, mentre abbandonarlo è semplicissimo.
In altre parole, scegliamo un libro sulla base dell’incipit.
L’influenza della cultura moderna sull’incipit
In questo senso, la cultura moderna ci condiziona particolarmente e, di conseguenza, condiziona le scelte degli autori al momento della scrittura. Il mondo di internet e dei social network, attraverso la sua vastissima scelta di contenuti (che, purtroppo, spesso non coincide con la qualità degli stessi) ci ha trasformati in esseri dall’attenzione minima. Siamo pronti a giudicare un contenuto in pochi secondi sulla base delle prime impressioni. Se dedicassimo tempo a tutti i contenuti, vedremo solo una piccolissima parte di tutto ciò che ci viene offerto. Di conseguenza, andiamo oltre non appena ne abbiamo l’occasione, consapevoli che, prima o poi, un contenuto saprà catturarci.

Questa tendenza si nota anche nel mondo della letteratura. Non è un caso se la maggior parte dei libri del passato (classici compresi) non è più in grado di attrarre il “lettore comune”. Questi libri non dovevano lottare con una soglia dell’attenzione così bassa, e pertanto strutturavano i loro incipit in modo differente, spesso dando vita a vere e proprie introduzioni alla storia.
I libri moderni usano una tecnica differente. Spesso la prima pagina inizia a raccontarci una storia che è già in corso, senza fermarsi a spiegare cosa sta realmente accadendo. Ci troviamo così trascinati in un flusso di eventi che stentiamo a comprendere, o ci immergiamo in riflessioni che ruotano attorno a temi che ci vengono tenuti nascosti. Questo è l’esempio dell’incipit in medias res, ma esistono altre tipologie d’inizio.
Se ti interessa approfondire l’argomento, potresti trovare interessante il mio articolo dedicato lettura nel mondo moderno.
Le tipologie di incipit narrativo
Quali sono le tipologie di incipit esistenti? Possiamo individuare tre categorie di incipit:
- Incipit descrittivo
- Incipit narrativo
- Incipit in medias res
Ad ognuna di queste categorie corrispondono delle scelte narrative diverse. Andiamo quindi ad analizzarle nel dettaglio, portando per ognuna un esempio chiarificatore.
▌ Incipit descrittivo
L’incipit descrittivo è basato, come dice il nome, sulla descrizione, che può riguardare il luogo in cui si svolgerà la storia o i personaggi che ne prenderanno parte. Si tratta, in ogni caso, di una sorta di introduzione graduale, che ha come scopo quello di metterci a nostro agio, di fissare alcuni aspetti cardine e gettare le basi per una comprensione comune.
In altre parole, lo scrittore si prende del tempo per riferire al lettore alcuni aspetti senza i quali la storia non potrebbe essere narrata, assicurandosi così di essere capito.
Lo Hobbit – J.R.R. Tolkien
Un esempio perfetto di incipit descrittivo è quello de “Lo Hobbit“, il celebre romanzo fantasy di J.R.R. Tolkien che ha aperto la strada per l’avvento de “Il Signore degli Anelli“.
In una caverna sotto terra viveva uno hobbit. Non era una caverna brutta, sporca, umida, piena di resti di vermi e di trasudo di fetido, e neanche una caverna arida, spoglia, sabbiosa, con dentro niente per sedersi o da mangiare: era una caverna hobbit, cioè comodissima.
Queste sono solo le prime righe, ma sono già sufficienti per farci capire la centralità della descrizione.
Curiosità: l’incipit del libro viene recitato dala voce fuori campo di Bilbo Baggins all’inizio del film “Lo Hobbit – Un viaggio inaspettato” di Peter Jackson.
▌ Incipit narrativo
L’incipit narrativo segue una logica opposta. La storia ha inizio senza descrizioni (o con descrizioni minime). Vengono invece presentati una serie di fatti avvenuti, da cui ha origine la storia stessa. Si tratta quindi di un incipit più coinvolgente, che ha come obiettivo quello di catturare fin da subito l’attenzione del lettore.
In altre parole, l’incipit narrativo è, anche in questo caso, una descrizione, ma non di un ambiente o di un personaggio, ma di una situazione in divenire, un evento.
Anna Karenina – Lev Tolstoj
Possiamo trovare un esempio di incipit narrativo in un grande classico, considerato un capolavoro della letteratura di tutti i tempi: “Anna Karenina“, di Lev Tolstoj.
Le famiglie felici si somigliano tutte, le famiglie infelici lo sono ognuna a suo modo.Casa Oblonskij era sottosopra. La moglie aveva scoperto la tresca fra il marito e l’istitutrice francesce che era stata qualche tempo con loro e lo aveva informato che non potevano più vivere sotto lo stesso tetto. Era accaduto tre giorni prima, e la situazione risultava assai penosa per i coniugi e la famiglia tutta, nonché per la servitù. Non c’era più motivo di restare insieme, e familiari e servitù lo avevano ben chiaro: gli ospiti occasionali di una qualunque locanda potevano vantare legami più saldi dei loro, familiari e servitù degli Oblonskij
Come puoi vedere, il libro inizia con la descrizione di una situazione, una serie di fatti accaduti che delineano le circostanze da cui ha origine la storia stessa. Il lettore è quindi trascinato dentro la storia per mezzo del suo contenuto.
▌ Incipit in medias res
L’incipit in medias res potrebbe essere considerata un particolare tipo di incipit narrativo. In latino in medias res significa “nelle cose di mezzo”, ovvero nel mezzo della narrazione. Il lettore si ritrova improvvisamente immerso in una vicenda già avviata, privo di punti di riferimento.
Questo tipo di incipit è pensato per creare smarrimento nel lettore, che inizierà ad intuire i tratti della storia solo procedendo con la lettura.
L’incipit in medias res è spesso associato con un ribaltamento dell’ordine cronologico degli eventi. La scena iniziale può infatti narrare un fatto avvenuto nel passato o, addirittura, nel futuro, rispetto alla linea del tempo della storia. L’intreccio si discosta quindi dalla fabula, andando a movimentare l’esperienza di lettura.
Puoi già intuire che questa tipologia di incipit è molto attuale. Questa tecnica narrativa è infatti studiata per coinvolgerci senza preamboli, fornendoci il succo del contenuto fin dalle prime battute. Come lettori rimaniamo frastornati e, soprattutto stimolati a proseguire la lettura per scoprire cosa succederà.
Sfera – Michael Crichton
Uno dei maestri del coinvolgimento narrativo è sicuramente stato Michael Crichton. Nel suo celebre libro fantascientifico “Sfera” sfrutta (come spesso gli è accaduto) un incipit narrativo per coinvolgere immediatamente il lettore.
Per molto tempo l’orizzonte era stato una piatta e monotona linea azzurra che separava l’Oceano Pacifico dal cielo. L’elicottero della Marina degli Stati Uniti sfrecciava a bassa quota sfiorando le onde. Nonostante il fracasso e le vibrazioni delle pale, Norman Johnson si addormentò. Era stanco: viaggiava su vari velivoli militari da oltre quattordici ore. Non era cosa cui un professore di psicologia di cinquantatré anni fosse abituato.
Non aveva idea di quanto tempo avesse dormito. Al risveglio vide che l’orizzonte era sempre piatto; si vedevano a distanza bianchi semicerchi di atolli corallini. Chiese attraverso l’interfono: «Cosa sono?».
Anche in questo caso, come per l’incipit narrativo, il libro inizia descrivendo dei fatti. La differenza sostanziale sta nel tempo. I fatti che vengono narrati sono collocati nel presente della storia, cioè avvengono sotto gli occhi del lettore.
L’esperienza di lettura è quindi influenzata dalla percezione del divenire di una situazione che deve ancora arrivare al suo compimento.
L’incipit è la calamita della lettura
In generale, gli incipit moderni (come del resto molti incipit del passato), sono costruiti proprio per catturare la nostra attenzione. Per fare ciò, fanno leva su una nostra “debolezza”, quella che più di tutte può stimolarci per proseguire nella lettura: la curiosità.
Ti eri mai accorto di questo? Io penso di sì. Gli incipit sono una calamita che ci attrae inesorabilmente, una porta socchiusa dalla quale filtra una lama di luce, e che ci regala solo uno scorcio di un luogo ben più ampio.
Gli incipit moderni, in particolar modo, non spiegano più, ma lasciano intendere. Non descrivono più, ma promettono. Non rimandano più, ma introducono il fulcro della storia fin dalle prime battute, sottraendo però al lettore la chiave che permetterebbe di comprendere tutto.
Un romanzo si sceglie dall’incipit
Abbiamo ormai capito quanto cruciale sia l’incipit di un romanzo. Si tratta forse del più importante elemento narrativo di una storia, perché spesso determina il destino di un libro.
Ti dirò di più: per questa ragione, è sempre più frequente che, online, i self-publisher tendano a fornire gratuitamente gli incipit dei propri e-book, nel tentativo di catturare i lettori e convincerli ad acquistare il loro libro. Per la stessa ragione, molti concorsi letterari sono basati unicamente sulla valutazione degli incipit.
Gli scrittori conoscono appieno le potenzialità e l’importanza degli incipit. Dopo questo articolo, forse anche tu inizierai a prestare più attenzione a questa parte cruciale di una storia.
Anche voi scegliete i libri dall’incipit, o avete altre tecniche? Preferite un incipit in medias res che sappia calarvi nella storia in modo burrascoso e improvviso, o volete lasciarvi sedurre da un incipit descrittivo capace di mettervi a vostro agio?
La letteratura è cosparsa di incipit famosi che hanno fatto la storia. Quali sono gli incipit che vi hanno colpito di più, e che ricordate ancora oggi, nonostante abbiate da tempo finito il libro?
2 Commenti
L’incipit de ‘Lo Hobbit’ rimane il mio preferito: sono saltato sulla poltrona del cinema quando Ian Holm cominciò a narrare le sue memorie quelle parole.
Ciò nonostante, penso che l’incipit che mi colpì di più la prima volta che lo lessi fu quello di ‘Dune’ di Frank Herbert.
‘Nella settimana prima della partenza per Arrakis, quando era giunto a livelli quasi insopportabili il tramenio, una donna vecchia e vizza si presentò alla madre del ragazzo, Paul.’
Un perfetto esempio di incipit in medias res che ti scaglia in mezzo ad un Universo complicatissimo e misterioso. In ‘Dune’ sembra quasi che l’incipit duri 100 pagine da quanto difficile è all’inizio capire l’ambientazione, i personaggi e la trama. Per niente didascalico, mi sono sentito come se fossi stato trasportato nel futuro in una civiltà sconosciuta e affascinante. Mi sentivo straniero, perso fra le pagine in camera mia. Il disagio è stato sostituito dalla curiosità e la voglia di conoscere più a fondo quel mondo che non comprendevo. Bellissimo libro.
Ciao Enrico!
“Dune” è tra i libri che ho in lista di attesa e non vedo l’ora di leggerlo!
Da quello che scrivi, è a tutti gli effetti un ottimo esempio di incipit in medias res. In futuro potrebbe tornare utile per aggiornare questo articolo! Di sicuro ora ho un motivo in più per non rimandare ancora questa lettura.