La nascita delle tre leggi della robotica
Io, robot: un titolo diventato famoso grazie al cinema, ma che nasconde una storia ben più grandiosa. Io, robot di Isaac Asimov rappresenta infatti l’avvento di quelle che tutti oggi conosciamo come le tre leggi della robotica.
Un pezzo di storia contemporanea, capace di influenzare la realtà per mezzo della fantasia. Perché la letteratura, a volte, non si limita a precedere i tempi, ma ci guida verso un futuro prima impensabile.
Titolo: Io, robot
Autore: Isaac Asimov
Editore: Mondadori
Il libro prima del film
Io, robot è sicuramente un titolo conosciuto da tutti. Questa fama è dovuta al film di fantascienza del 2004 con protagonista Will Smith, un poliziotto chiamato a indagare sulla misteriosa morte del fondatore della U.S. Robots. Nel film, oltre ad alcuni dei nomi presenti nel libro di Asimov, compaiono anche i robot positronici e, soprattutto, le tre leggi della robotica.

Eppure, nonostante il film conservi il titolo dell’opera da cui trae ispirazione, si tratta di una libera rivisitazione del libro originale.
In parole povere, film e romanzo non hanno nulla a che spartire in termini di trama.
Come accaduto per altri grandi romanzi (Io sono leggenda di Richard Matheson è forse l’esempio migliore) il successo del film ha finito con l’oscurare l’omonimo libro, relegando di fatto Io, robot a semplice “versione cartacea” di ciò che tutti abbiamo visto su schermo. A conti fatti una terribile condanna, dato che Io, robot di Asimov nasconde molto più di quanto il film sia stato in grado di raccontare.
Io, robot: la vera storia del titolo
In verità, il film con Will Smith è l’ultimo ad aver sfruttato (e abusato) del titolo Io, robot. Sembra incredibile, ma lo stesso libro di Asimov, in prima battuta, si comportò allo stesso modo.
Io, robot è in principio un racconto breve di Eando Binder, pubblicato nel 1939 sulla rivista Amazing Stories. Un racconto che ebbe un gran successo, e che fu letto anche da Asimov. E fu proprio ispirandosi a questa storia che Asimov, a soli 19 anni, scrisse il primo racconto sui robot: Robbie. Il racconto fu pubblicato sulla rivista Super Science Stories, ma il titolo fu cambiato in Uno strano compagno di giochi, nonostante il volere di Asimov.
A questo primo racconto ne seguirono altri, che furono poi raccolti e pubblicati in un’antologia nel 1950. L’antologia prese appunto il nome di Io, robot, chiara citazione dell’opera di Binder. Una scelta che, anche questa volta, non rese felice Asimov, intenzionato a nominare l’antologia Mind and Iron (Mente e Ferro). Fu comunque l’occasione per restituire al primo racconto il titolo di Robbie.
I racconti di Io, robot
È ormai chiaro quindi che Io, robot non è un romanzo in senso stretto, ma una raccolta di racconti. Si tratta di storie a sé stanti, che sono però tutte legate da un sottile filo comune.
I racconti racchiusi in questa antologia (nell’ordine in cui compaiono nel libro) sono:
- Robbie – Robbie (1940)
- Circolo vizioso – Runaround (1942)
- Essere razionale – Reason (1941)
- Iniziativa personale – Catch that rabbit (1944)
- Bugiardo! – Liar! (1941)
- Il robot scomparso – Little Lost Robot (1947)
- Meccanismo di fuga – Escape! (1945)
- La prova – Evidence (1946)
- Conflitto evitabile – The Evitable Conflict (1950)
I racconti sono autoconclusivi, e non è quindi possibile individuare una trama generale del libro. Nonostante questo, però, è facile intuire ciò che li lega.
Il filo conduttore
I racconti, infatti, non si limitano ad avere come protagonisti dei robot. Le storie sono infatti ordinate secondo una sequenza che potremmo definire “evolutiva”. Si parte infatti da Robbie, dove il robot protagonista non è in grado di parlare ed è facilmente paragonabile a un animale da compagnia, e si termina con Conflitto evitabile, dove invece ci troviamo di fronte a un robot a malapena distinguibile da un essere umano. Il tutto attraverso un’evoluzione graduale, dove ogni racconto è un tassello aggiuntivo che attribuisce ai robot nuove capacità e diverse funzioni.
Ma Asimov non si limita a raccontare vicende legate ai robot con l’unico intento di intrattenerci. Attraverso la sua inconfondibile ironia e la sua capacità di coinvolgimento, punta a farci riflettere.
Ogni racconto parte infatti da una domanda, da un problema pratico o da un conflitto etico scaturiti dal funzionamento stesso dei robot. Ogni vicenda, ogni circostanza è pensata unicamente per mettere in scena queste problematiche e per tentare di dare delle risposte. Un esercizio intellettuale stimolante, tipico della scrittura di Asimov. Del resto, stiamo parlando di un uomo che, prima di essere scrittore, è stato un grande pensatore della nostra epoca.
Ma ciò che collega tutti i racconti, e che rappresenta la base portante di Io, robot, sono le tre leggi della robotica. Ogni domanda, ogni riflessione, ogni ragionamento ruota attorno a queste leggi ideate ed enunciate da Asimov stesso. Leggi che, negli anni, hanno saputo bucare le pagine del libro e fondersi con la scienza reale, per dare vita a una nuova disciplina.
Ma quali sono queste leggi?
Le tre leggi della robotica
Le tre leggi della robotica sono comparse per la prima volta con Io, robot, e sono così enunciate:
Prima Legge:
Un robot non può recar danno a un essere umano né può permettere che, a causa del suo mancato intervento, un essere umano riceva danno.
Seconda Legge:
Un robot deve obbedire agli ordini impartiti dagli esseri umani, purché tali ordini non vadano in contrasto alla Prima Legge.
Terza Legge:
Un robot deve proteggere la propria esistenza, purché la salvaguardia di essa non contrasti con la Prima o con la Seconda Legge.
Alle quali Asimov ne aggiunse una quarta, la Legge Zero, formulata così:
Legge Zero:
Un robot non può recare danno all’umanità, né può permettere che, a causa del proprio mancato intervento, l’umanità riceva danno.
Quest’ultima legge fu però aggiunta diversi anni dopo. Comparve per la precisione ne I Robot e l’Impero (1985), e fu chiamata così per il principio secondo cui una legge di numero inferiore sovrintende leggi di numero superiore.
Le leggi della robotica nel mondo reale
Io, robot rappresenta quindi l’avvento delle tre leggi della robotica. Un espediente narrativo, nato dalla fantasia e dall’intelletto smisurato di Isaac Asimov. Le tre leggi sono passate alla storia per la loro genialità, finendo per plasmare la fantascienza moderna e l’immaginario comune di robot. Se oggi ci figuriamo robot pensanti e capaci di emulare la vita umana lo dobbiamo in gran parte ad Asimov e a queste leggi.
Ma le tre leggi della robotica hanno saputo fare molto di più. La loro applicabilità teorica le ha rese perfette anche nel mondo reale. Sembrerà incredibile, ma la robotica di oggi, ovvero quella branca dell’ingegneria che studia e sviluppa i robot, si basa proprio su queste stesse leggi.

Oltre che nell’ingegneria, le tre leggi vengono studiate ancora oggi nel Diritto e in molte altre discipline. Non c’è dubbio che Asmiov abbia dato il via a un dibattito lungo decenni e destinato a durare ancora molto. Perché ancora oggi è difficile intuire quali implicazioni possano nascondersi nel riprodurre il cervello umano tramite una macchina, e dove si trovi esattamente il limite tra la vita reale e quella artificiale che non dovremmo mai superare.
Le tre leggi della robotica sono l’esempio perfetto di come anche la letteratura di genere possa dar vita a veri e propri capolavori, e di quanto l’umanità abbia bisogno dei libri per continuare ad evolversi come ha sempre fatto.
Io, robot tra fantascienza e morale
Leggendo Io, robot si capisce facilmente quanto la morale sia centrale nel pensiero di Asimov. Ogni racconto ha come oggetto principale una domanda di tipo etico, che cambia e si evolve nel corso del libro a seconda della complessità dei robot coinvolti. Un tentativo di mostrarci quanto difficile sia per l’etica tenere il passo del progresso. Una sorta di avvertimento per tutti: perché alcuni principi sono fondamentali per la nostra esistenza, e non devono mai essere dimenticati dalla scienza.
Ma Io, robot è anche una raccolta di racconti divertenti e ironici, per nulla scontati e stupefacenti. Ogni storia sa regalare emozioni contrastanti, oltre che mille domande e spunti di riflessione. Il tutto grazie al genio di Asimov, il cui linguaggio e pensiero riesce ancora oggi a distinguersi nonostante siano passati quasi vent’anni dalla sua morte, e settanta dalla pubblicazione dei suoi primi racconti.
Io, robot rimane una pietra miliare della letteratura generale. Un libro che tutti, anche i meno avvezzi alla fantascienza, dovrebbero leggere almeno una volta nella vita. Sempre che poi si riesca a resistere al tentativo di rileggerlo ancora.
Se hai deciso di leggere Io, robot, qui trovi l’ultima edizione di Mondadori:
Scheda riassuntiva di Io, robot
Titolo | Io, robot |
Autore | Isaac Asimov |
Genere | Fantascienza |
Anno | 1950 |
Editore | Mondadori |
Ambientazione | Futuro |
Narratore | Omodiegetico |
Focalizzazione | Onniscente |
Narrazione | Terza persona |
Tempo verbale | Passato remoto |
Numero pagine | 265 |
E tu sapevi che Io, robot, prima di essere un film, è stato (ed è tutt’ora) un grandissimo libro?