L’origine della fantascienza del tempo
Il concetto di viaggio attraverso il tempo, al giorno d’oggi, è perfettamente radicato nella nostra coscienza. Del resto, la quantità di film, romanzi e, più in generale, di storie che hanno trattato questo argomento è enorme.
Eppure, come tutte le idee, anche il viaggio nel tempo ha avuto una sua origine.
Era il 1895 quando H.G. Well pubblicava “La Macchina del Tempo“, un romanzo destinato a cambiare l’immaginazione collettiva.
Un nuovo sottogenere
Al giorno d’oggi, si direbbe che il concetto di viaggio nel tempo abbia affascinato l’umanità fin dai suoi albori. Del resto, è così radicato nell’ideale comune, che risulta difficile metterlo in discussione.
Romanzi, film, serie TV: siamo costantemente bombardati da questo tipo di fantascienza. Chi non ha visto “Ritorno al futuro“, la trilogia cinematografica di Robert Zemeckis che segnò gli anni Novanta?
Ma il viaggio nel tempo non si ferma solo alla fantascienza. Ti basti pensare al Giratempo che Hermione utilizzava per seguire tutte le lezioni a Hogwartz in “Harry Potter e il prigioniero di Azkaban“. Sicuramente la saga fantasy più significativa degli ultimi tempi.

Eppure la popolarità di questa idea per noi così comune è più recente di quanto pensiamo.
Se oggi la fantascienza possiede un sottogenere dedicato al viaggio nel tempo, lo deve anche e soprattutto a “La Macchina del Tempo“, il capolavoro visionario di Wells.
“La Macchina del Tempo” fu pubblicato in un’epoca in cui un simile concetto era ancora lontano dall’interesse di tutti, e finì subito per divenire uno spartiacque importante, oltre che un successo globale. Questo romanzo rappresenta il punto di partenza da cui tutto è scaturito.
A distanza di tanti anni, questo libro mantiene un fascino particolare, capace di ammaliare milioni di lettori. “La Macchina del Tempo” è certamente un grande classico della narrativa di genere.
Titolo: La Macchina del Tempo
Autore: H. G. Wells
Editore: Einaudi
Traduzione: Michele Mari
H.G. Wells: uno scrittore profeta
Come non soffermarsi sullo scrittore. Herbert George Wells fu una personalità di spicco, famoso tanto quanto (e forse addirittura di più) dei suoi libri stessi. Ricordato per essere uno dei pionieri del genere fantascientifico, grazie alle sue opere Wells è stato definito “padre della fantascienza” assieme a Jules Verne e Hugo Gernsback.
Eppure Well non fu solo questo. Brillante studente/insegnante di biologia, intrecciò presto alla scienza la produzione giornalistico-letteraria. E, pur non abbandonando le pubblicazioni scientifiche, fu qui che ebbe il maggior successo.

Ma una caratteristica di Wells colpisce più di tutte: la sua lungimiranza. Le strabilianti capacità predittive che dimostrarono le sue opere gli valsero presto il titolo di “profeta“, e persino Conrad arrivò a definirlo “storico delle età future”.
Se non ci credi, sappi che previde con largo anticipo l’avvento degli aerei, dei viaggi spaziali, dei carri armati e della TV satellitare. Arrivò persino ad immaginare l’avvento delle armi nucleari prima dello scoppio della Seconda Guerra Mondiale.
Una mente geniale, capace di segnare la letteratura come pochi hanno saputo fare nel corso degli anni. Non è un caso se ancora oggi attingiamo dalle sue idee per produrre storie: sta andando in onda proprio in questi mesi la miniserie della BBC “La guerra dei mondi” (War of the Worlds), tratta dall’omonimo libro di Wells.
Ma non attendiamo oltre. È arrivato il momento di scoprire il suo capolavoro.
La recensione de “La Macchina del Tempo”
Introduzione
“La Macchina del Tempo” è uno dei primi capolavori di fantascienza, un racconto che, in poche pagine, racchiude un’infinità di sensazioni uniche. Pubblicato nel 1895, fu caratterizzato fin da subito da una vita editoriale alquanto tribolata, anche a causa del suo stesso autore.
Trama
È un giorno come gli altri, quando il Viaggiatore del Tempo decide di raccontare agli amici la sua impresa: è riuscito a creare una macchina in grado di spostarsi attraverso il tempo.
I suoi amici, però, non gli credono. Sono anzi stupiti. Come può uno scienziato del suo calibro affermare un’assurdità simile?
Eppure, alle parole si aggiungono le prove, tracciate come ferite sul corpo del Viaggiatore. E il protagonista inizia a narrare, rivelando dove è stato. Racconta di ciò che ha visto e ciò che ha fatto.
E la sua storia traccia un futuro fatto di desolazione sconcertante.
Un’atmosfera fatta di sensazioni
Le vicende de “La Macchina del Tempo” sono narrate in prima persona dal protagonista, il Viaggiatore del Tempo, che riporta i fatti ripercorrendo la sua memoria. Questa scelta crea un certo distacco, quasi uno schermo, che separa il lettore da ciò che realmente sta accadendo.
Con “La Macchina del Tempo”, in effetti, non siamo di fronte a un libro fatto di suspense e azione. Il racconto si presenta come una sorta di resoconto, un’esposizione visuale intervallata dalle riflessioni del protagonista stesso.
Eppure “La Macchina del Tempo” non potrebbe essere più coinvolgente. Ma cosa rende la lettura così appassionata?

Una sola parola: l’atmosfera.
L’atmosfera che si respira tra le pagine de “La Macchina del Tempo” è qualcosa di unico, difficilmente rintracciabile in altri libri. Un’atmosfera fatta di sensazioni che scaturiscono dall’ambientazione, uno scenario che prende il sopravvento su ogni altra cosa.
Il futuro diventa protagonista, surclassando ogni altro dettaglio. Non c’è dubbio che “La Macchina del Tempo” sappia smuovere la parte più profonda di noi.
Il futuro de “La Macchina del Tempo”
Il futuro immaginato da Wells è diverso da qualunque altro: non una civiltà supertecnologica, né una società distopica o un mondo in rovina. Quello che manca nel futuro de “La Macchina del Tempo”, e che ci coglie alla sprovvista, terrificandoci ad un livello profondo, è la mancanza di intelligenza.
La semplice, irrimediabile mancanza di intelligenza afferra il lettore allo stomaco, gettandolo in uno stato di confuso terrore. Come può esistere un mondo senza la mente umana? Quale sensazione si deve provare ad essere l’unico essere evoluto di un pianeta?
Wells ci descrive questa sensazione in modo incredibile, raggiungendo l’apice della perfezione nella parte finale del libro, un vero e proprio capolavoro di sensazioni. Wells ci regala la visione di un mondo in cui l’uomo è solo un ricordo, in un misto di fredda solitudine e straziante nostalgia.

Una spiaggia solitaria, al limite del tempo, dove nessuno potrà mai arrivare. Una sensazione che ci ricorda una sola cosa: l’uomo non è indispensabile.
Eppure, in un certo senso, tutto questo non doveva nemmeno esistere.
Le vicende editoriali de “La Macchina del Tempo”
In effetti, la cosa che più stupisce de “La Macchina del Tempo” è che la parte finale, la più memorabile e riuscita, è stata scritta in un secondo momento. La prima edizione del libro ne era infatti sprovvista.
In realtà, l’idea del viaggio nel tempo affascinava Wells al punto da spingerlo a pubblicare diversi articoli sull’argomento. Fu proprio grazie ad essi che un editore, Ernest Henley, intravvide il potenziale romanzesco della questione e commissionò “La Macchina del Tempo” a Wells.
Quest’ultimo, dal canto suo, fu lieto di accettare, e allo stesso tempo di inviare copia del libro ad una rivista, così che ne pubblicasse i capitoli mano a mano che venivano scritti come accadeva per i romanzi d’appendice. Di fatto, la casa editrice si vide bruciata dalla concorrenza, e per ripicca costrinse Wells ad allargare l’ultimo capitolo, per illustrare la definitiva degenerazione dell’essere umano.
Wells fu costretto ad accettare, finendo di fatto per dare vita alla parte più riuscita dell’intero libro.
Un grande classico della fantascienza
“La Macchina del Tempo” rappresenta gli albori della fantascienza, quando molte soluzioni ad oggi comuni erano ancora inesplorate. Il libro di Wells mescola insieme i tratti del romanzo di genere con la magnificenza del grande classico.
Siamo lontani dalla fantascienza allucinata di “Ubik” e dai viaggi spaziali del “Ciclo delle Fondazioni“. “La Macchina del Tempo” prende spunto da un’avventura per raccontarci molto di più.
Un libro che, nella sua apparente semplicità, rimane impresso nella memoria.
I libri di H.G. Wells hanno influenzato la cultura di massa in maniera significativa, fornendo lo spunto per molte delle storie che conosciamo a memoria.
La splendida edizione de “La Macchina del Tempo” di Einaudi è un must di qualunque libreria:
Scheda riassuntiva de “La Macchina del Tempo”
Titolo | La Macchina del Tempo |
Autore | H.G. Wells |
Genere | Fantascienza |
Anno | 1895 |
Editore | Einaudi |
Narratore | Omodiegetico |
Focalizzazione | Immersa |
Narrazione | Prima persona |
Tempo verbale | Passato remoto |
N° pagine | 122 |
E tu hai letto “La Macchina del Tempo”? Cosa ne pensi dei viaggi nel tempo?
2 Commenti
Ciao, mi sono imbattuta nel tuo Blog mentre cercavo una recensione su questo libro…complimenti sicuramente continuerò a seguirti.
Dei viaggi nel tempo penso che vadano ben evitati se non si vuole un mal di testa gigantesco a forza di pensare a ogni genere di conseguenze, però ho visto “Ritorno al futuro” non so quante volte e sono appassionata di Star Trek perciò è un genere che mi appassiona.
Per quanto riguarda il libro di Wells, la cosa che più mi ha scioccata ( e che ritengo una cosa più reale che fantasiosa) è che l’uomo scompare ( oltre che per il motivo da te citato) per il suo stesso genio.
L’uomo crea ogni sorta di comodità, cerca di spingersi a sconfiggere ogni sorta di male, si “Assicura” che anche nel danno comunque ci possa guadagnare qualcosa e non pensa che l’imprevisto, il dolore e il male sono in realtà ciò che ci tiene in vita e che ci spinge a lottare e migliorarsi.
Ciao Alice,
Come te, anche io ho visto Ritorno al futuro un sacco di volte! La tua analisi mi piace molto. Nel libro di Wells è descritto proprio questo: la rovina come l’altra faccia del successo. Un evoluzione più innaturale che naturale, guidata dall’intelligenza senza freno dell’uomo. Con le tue parole hai colto nel segno e descritto il cuore di questo libro fantastico 🙂