L’origine di Blade Runner
Blade Runner di Ridley Scott è considerato un capolavoro del cinema di fantascienza. Eppure sono in pochi a ricordare che dietro al film si nasconde un romanzo: Ma gli androidi sognano pecore elettriche?
La mente folle e geniale di Philip K. Dick ci regala un’altra pietra miliare della letteratura fantastica. Un viaggio sul filo tra realtà e pazzia, dove ogni cosa sembra destinata a sgretolarsi sotto i piedi come sabbia.
La caccia agli androidi non è mai stata così emozionante.
Il cacciatore di androidi
Prima di tutto, bisogna ammetterlo: Ma gli androidi sognano pecore elettriche? è un romanzo complesso, dove poche cose sono quello che sembrano. Una caratteristica dei libri di Philip K. Dick, maestro dell’illusione.
E forse per rispettare questa complessità, in Italia il libro è conosciuto con diversi titoli.
Comparve per la prima volta nel 1971 come Il cacciatore di androidi, edito dalla casa editrice La Tribuna, ma fu poi ripubblicato da Fanucci Editore con il titolo Blade Runner, sull’onda del successo del film. La stessa Fanucci optò successivamente per tornare alla tradizione, restituendo al libro il titolo Ma gli androidi sognano pecore elettriche?, più aderente all’originale Do Androids Dream of Electric Sheep?.
Tanta confusione per un unico libro, in pieno stile dickiano.
Titolo: Ma gli androidi sognano pecore elettriche?
Autore: Philip K. Dick
Editore: Fanucci Editore
La recensione di Ma gli androidi sognano pecore elettriche?
Trama
San Francisco, 1992. La polvere eredità della guerra nucleare avvolge ogni cosa nel suo abbraccio mortale. Nei palazzoni semideserti i pochi abitanti rimasti sulla Terra si stanno svegliando.
È un giorno come tanti altri per Rick Deckard, cacciatore di taglie. La sua attenzione non è sul lavoro, ma sugli animali che potrebbe acquistare. La pecora elettrica che finge di accudire sul tetto di casa ormai non regge più la copertura. Deve procurarsi un animale vero, o i vicini non lo rispetteranno mai.
Una notizia scombina i suoi piani. Sulla Terra è giunto un gruppo di androidi. Sono Nexsus 6, un nuovo modello più sofisticato e, di sicuro, più pericoloso.
È compito di Deckard ritirarli. E tutti i cacciatori di taglie sanno bene che ritirare significa una sola cosa: distruggere.
C’è un solo, piccolo problema. Il solito. Gli androidi sono identici a degli esseri umani veri. Così simili da confondersi tra loro.
La caccia è aperta.
Le differenza tra libro e film
Non c’è alcuna ombra di dubbio sull’importanza che Blade Runner ricopre nell’immaginario fantascientifico. Il film del 1982 di Ridley Scott è considerato uno dei migliori del suo genere. Non a caso recentemente (2017) è stato proiettato nelle sale di tutto il mondo il sequel Blade Runner 2049.
E forse è proprio questa fama smisurata che ha finito, paradossalmente, con l’oscurare il romanzo da cui tutto è stato tratto.
Ma gli androidi sognano pecore elettriche? è il punto di partenza di Blade Runner, l’ispirazione di una storia che è rimasta impressa in molte generazioni.
Eppure, le differenze tra libro e film sono sostanziali.
Perché di fatto Blade Runner, più che una fedele trasposizione, è una libera reinterpretazione del romanzo di Dick.

Alla silenziosa e dimenticata San Francisco del romanzo si contrappone la caotica e affollata Los Angeles del film, in un contrasto stilistico evidente. Ma non solo: gli androidi di Dick si trasformano nei famosissimi replicanti di Ridley Scott. Perché se il film si basa sulla capacità dei robot di replicare la vita umana, il romanzo sprofonda nella contemplazione di un’umanità sempre più robotizzata e priva di sentimenti.
Philip K. Dick morì proprio nel 1982, 3 mesi prima dell’uscita del film. Fortuna volle che gli fu concesso di visitare il set e di assistere a uno spezzone già montato del film prima della fine, permettendoci di conoscere la sua opinione in merito.
Dick fu entusiasta del film. E questa è la prova che le differenze spesso non sono un difetto, ma un vero e proprio punto di forza.
Gli androidi e Dick
Gli androidi sono uno dei temi principali della fantascienza. La lista di libri e autori che ne hanno parlato è lunghissima, senza addentrarsi nel mondo del cinema.
Di certo il punto di riferimento quando si parla di androidi è uno soltanto: Isaac Asimov.
Con le sua raccolte di racconti (la più famosa delle quali è Io, robot, pubblicata in Italia da Mondadori), Asimov ha esplorato in lungo e in largo il tema dei robot. E proprio dal suo genio nascono le famose tre leggi della robotica, che ancora oggi guidano e governano lo studio degli androidi nella realtà.
Con Philip K. Dick il cervello positronico di Asimov è invece molto lontano. Ma gli androidi sognano pecore elettriche? è forse il manifesto del pensiero di Dick riguardo l’intelligenza artificiale.

I robot non sono pensati e controllati dall’uomo per servire l’umanità, ma degli esseri ribelli che fuggono alla ricerca di se stessi. Negli androidi di Dick l’umanizzazione è estremizzata al punto che tutte le peculiarità umane, compresi i difetti, sembrano radicati in loro.
Attraverso gli androidi Dick cerca di esplorare il confine tra realtà e finzione. Le domande esistenziali del chi siamo? e dove stiamo andando? sono la scintilla di vita che scaturisce dai robot.
Alla fine, i robot diventano solo un pretesto per parlare dell’umanità stessa, e di come il futuro potrà cambiarci. Perché agli occhi di ogni lettore è chiara una cosa: gli androidi di Dick assomigliano all’uomo più di qualunque essere umano stesso.
Dick abbandona la razionale moralità che aveva guidato Asimov, finendo per sondare gli oscuri terreni dell’io umano più profondo. Perché la fantascienza di Dick è e rimane romantica in ogni suo aspetto.
La fantascienza unica di P.K. Dick
Ma gli androidi sognano pecore elettriche? rimane uno dei pezzi pregiati della produzione di Philip K. Dick, oltre che dell’intero panorama fantascientifico e di tutti i generi letterari.
Attraverso il suo modo di vedere il mondo, Dick affrontò per la prima volta la fantascienza da un punto di vista prettamente umano. Ogni storia e ogni idea rivoluzionaria nate dalla sua mente erano sempre volte all’analisi dell’uomo nella sua essenza più profonda.
Ma gli androidi sognano pecore elettriche? non è solo un libro d’azione, dove il ritmo narrativo alterna momenti di suspense alla calma più completa, ma anche l’ennesima perla di saggezza di un autore unico nel suo genere.
Quando pensiamo a Dick, visualizziamo una fantascienza unica, folle e visionaria: una fantascienza romantica.
“Dovunque andrai, ti si richiederà di fare qualcosa di sbagliato. È la condizione fondamentale della vita essere costretti a far violenza alla propria personalità. Prima o poi, tutte le creature viventi devono farlo. È l’ombra estrema, il difetto della creazione; è la maledizione che si nutre della vita. In tutto l’universo.”
Se hai deciso di leggere Ma gli androidi sognano pecore elettriche? qui trovi la bellissima ultima edizione di Fanucci:
Scheda riassuntiva di Ma gli androidi sognano pecore elettriche?
Titolo | Ma gli androidi sognano pecore elettriche? |
Autore | Philip K. Dick |
Genere | Fantascienza |
Anno | 1968 |
Editore | Fanucci |
Ambientazione | Futuro |
Narrazione | Terza persona |
Tempo verbale | Passato remoto |
Numero pagine | 217 |
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2 Commenti
PER I MIEI TEMPI DI LETTURA, PREFERISCO I RACCONTI CHE MI PERMETTONO DI ASSIMILARE IN UN’ UNICA TORNATA LA NARRAZIONE. NON SONO ADDENTRO ALLA FANTASCIENZA PUR AVENDO LETTO QUALCOSA QUA E LA’ NEL TEMPO. ORA MI RIPROPONGO DI RIPRENDERLA MA LEGGENDO RACCONTI. PARLANDO DI DICK, MI PUOI DARE INDICAZIONI ?
Ciao Delfo,
A ognuno le sue letture 🙂 Riguardo Dick, da leggere assolutamente Ubik e Ma gli androidi sognano pecore elettriche (trovi le recensioni sul sito). Proprio ora invece sto leggendo La svastica sul sole, altro libro che mi sta piacendo tantissimo e che ti consiglio. Spero di portare presto la recensione sul sito 🙂