Neuromante: un’anticipazione del XXI secolo
Nell’anno 1984 (famoso per il libro di George Orwell) Apple immetteva sul mercato il primo computer dotato di interfaccia grafica e mouse di serie. Si era nel periodo in cui la rete internet muoveva i suoi primi passi, contando appena un migliaio di computer connessi.
Nello stesso anno veniva pubblicato “Neuromante“. Un libro che, a 35 anni di distanza, si è rivelato tremendamente profetico.
All’epoca “Neuromante” fu accolto per quello che era: un libro che narrava di un futuro lontano, in cui la tecnologia aveva preso il sopravvento sulla società. Una proiezione pessimistica e surreale, fatta di spazi digitali e connessioni. Nessuno credeva che quelle fantasticherie sfrenate sarebbero mai diventate realtà.
Eppure il presente ci racconta una storia diversa. L’immaginazione di William Gibson fu in grado di prevedere con largo anticipo ciò che lo sviluppo tecnologico è infine riuscito a regalarci.
Titolo: Neuromante
Autore: William Gibson
Editore: Mondadori
L’origine della fantascienza cyberpunk
“Neuromante” è un libro famosissimo, anche se, ad essere sinceri, rientra in quella categoria di libri che in molti conoscono ma che in pochi hanno letto.
La sua fama non è infatti dovuta alla storia in sé, ma a ciò che il libro ha portato alla letteratura.
“Neuromante” è infatti considerato il capostipite di uno dei sottogeneri della fantascienza: il cyberpunk.
La fantascienza cyberpunk si basa infatti sulle tematiche legate all’informatica e alla cibernetica, sullo sfondo di una ribellione sociale predominante.
È così che i protagonisti dei romanzi cyberpunk sono rappresentati da disadattati, principalmente hacker che rifuggono la realtà, e combattono la loro battaglia nel mondo virtuale.
“Neuromante” non è da meno, e rilancia tracciando la figura di un protagonista che si comporta per lunghi tratti come un vero e proprio antieroe, salvo poi rivelare il suo lato umano inatteso.
Hacker e cyberspazio
“Neuromante” è non è solo passato alla storia per essere il manifesto del cyberpunk.
A questo romanzo si deve infatti l’invenzione di un termine ad oggi conosciutissimo: il cyberspazio.
Lo stesso Gibson, all’interno del romanzo, ne dà una definizione perfetta:
Cyberspazio. Un’ allucinazione vissuta consensualmente ogni giorno da miliardi di operatori legali, in ogni nazione, da bambini a cui vengono insegnati i concetti matematici… Una rappresentazione grafica di dati ricavati dai banchi di ogni computer del sistema umano. Impensabile complessità. Linee di luce allineate nel non-spazio della mente, ammassi e costellazioni di dati. Come le luci di una città, che si allontanano…
L’invenzione del cyberspazio oggi potrebbe sembrare banale, ma nel 1984 non lo era affatto. Gibson fu capace di immaginare una realtà virtuale in un’epoca in cui internet era ancora molto lontano dall’essere accessibile al grande pubblico.

Ma Gibson non si fermò qui. Una volta inventato il cyberspazio, intuì che qualcuno si sarebbe divertito a manipolarlo a suo piacimento, grazie alle proprie abilità informatiche. Nasceva così la figura dell’hacker, che oggi fa parte della cultura di massa.
La recensione di Neuromante
Introduzione
“Neuromante” (Neuromancer in lingua originale) è il primo romanzo di William Gibson, all’epoca già scrittore di racconti brevi di fantascienza.
Pubblicato nel 1984, vinse tutti i principali premi dedicati alla letteratura fantascientifica, guadagnandosi di diritto l’onore della cronaca e il favore del pubblico.
A distanza di anni, rimane una pietra miliare della letteratura di genere, un vero e proprio manifesto della capacità predittiva della creatività umana.
Trama
Case è un hacker in decadenza, un ex cowboy del cyberspazio. A causa delle sue azioni si è messo contro l’organizzazione sbagliata, e gli è stata sottratta a forza la possibilità di connettersi alla rete. Allo sbando, vaga per le buie strade di Night City, in preda alla dipendenza dalla droga e alla ricerca di una morte agognata.
L’arrivo di Molly, una ragazza misteriosa, cambierà di colpo la sua misera esistenza. Case ha una seconda possibilità: riottiene la capacità di connettersi al cyberspazio, ma a una condizione: lavorare per una causa che a stento riesce a comprendere.
Inizia così un viaggio attraverso una società in preda alla disperazione, guidato da un filo conduttore sconosciuto. Case sarà chiamato a dare sfoggio di tutte le sue abilità di hacker ma, allo stesso tempo, deciderà di scoprire cosa si cela dietro alla sua missione.
Quello che scoprirà andrà ben oltre i suoi sospetti.
Un’atmosfera decadente
Il mix di fantascienza tecnologica e horror tipico dei cyberpunk, genera in “Neuromante” un quadro terribilmente pessimista e disilluso. L’umanità si trova schiava della tecnologia e delle sensazioni “aumentate”.
“Neuromante” è un libro inquietante, abitato da persone “innestate” con tecnologie per aumentarne le percezioni, ricostruite chirurgicamente nell’aspetto, tossicodipendenti, ciniche e disperate. Lo stesso protagonista, Case, è l’esempio perfetto di antieroe.
Un romanzo nel quale la speranza trova poco spazio.
Persino i paesaggi sono tetri. Il mare della baia di Tokyo è ricoperto di polistirolo galleggiante (altra grande lungimiranza), le camere degli hotel sono bare numerate.
Significativo è l’incipit del romanzo:
Il cielo sopra il porto era del colore di uno schermo televisivo sintonizzato su un canale morto.

Per enfatizzare questo senso di sbandamento, Gibson sviluppa un linguaggio duro e incantato, fatto di espressioni volgari e terminologia tecnica, accostamenti improbabili di sensi e descrizioni sognanti. Una vera e propria rivelazione, che avvicina “Neuromante” ai migliori thriller moderni.
Neuromante: fantascienza “da strada”
“Neuromante” è molto lontano dalla fantascienza epica del “Ciclo delle Fondazioni” di Asimov o dai “Canti di Hyperion” di Dan Simmon. In verità, in “Neuromante” di epico non c’è nulla. Il libro, più facilmente accostabile alle visioni allucinate di J.K. Dick (celebre il romanzo “Ubik“) incarna la decadenza nella sua forma più cruda.
“Neuromante” è considerato di diritto il capostipite di un filone fantascientifico basato sul pessimismo, e allo stesso tempo un romanzo che incarna la modernità più schietta.
Lo slang dei bassifondi, unito a un insieme di personaggi composto da disadattati e reietti, delinquenti da quattro soldi e pericolosi professionisti, ci regalano il meglio della vita da strada.
Lo stesso protagonista, Case, rimane ambiguo per tutto il romanzo. Da un lato lotta una battaglia disperata come un vero eroe; dall’altro continua a perseguire i propri interessi, senza mai abbandonare un atteggiamento autodistruttivo specchio di un’esistenza al limite.

In “Neuromante” si percepisce chiaramente la vittoria della tecnologia sull’uomo, eppure ciò che rimane centrale sono i personaggi umani e le loro fragilità più oscure.
Conclusione
“Neuromante” è un libro che tutti, prima o poi dovrebbero leggere: non tanto per la trama, quanto per il messaggio. Un messaggio che non è palese, ma che si percepisce senza sforzo. Un monito per ciò che l’uomo potrebbe diventare, se dovesse perdere la giusta misura delle cose.
Se deciderai di leggere “Neuromante”, aspettati una sfida: il libro è spesso criptico, avvolto in un’atmosfera fumosa causata da un punto di vista totalmente immerso. Gibson lascia al lettore buona parte dell’interpretazione, tramite una scelta precisa di trasmettere sensazioni piuttosto che notizie.
“Neuromante” è proprio questo: un mix incredibile di percezioni reali, un libro capace di bucare la pagina e di infondere nel lettore la convinzione di far parte di quel mondo narrativo.
Se hai deciso di leggere “Neuromante”, ecco qui l’ultima edizione:
Scheda riassuntiva di Neuromante
Titolo | Neuromante |
Autore | William Gibson |
Genere | Fantascienza |
Anno | 1984 |
Editore | Mondadori |
Ambientazione | Futuro |
Narratore | Omodiegetico |
Focalizzazione | Immersa |
Narrazione | Terza persona |
Tempo verbale | Passato remoto |
Numero pagine |
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