Ottavio Fatica e la pioggia di critiche
Il 30 Ottobre (2019) Bompiani ha rilasciato nelle librerie d’Italia la nuova traduzione de “Il Signore degli Anelli”, a cura di Antonio Fatica. Una nuova edizione attesissima dai fan, pronti a reimmergersi nelle atmosfere incantante della Terra di Mezzo.
Da quel giorno, critiche e polemiche sono montate fino a trasformarsi in un vero e proprio mare in piena. Navigando nel web, sembra quasi che Fatica sia riuscito nel difficile intento di mettere tutti d’accordo: la nuova traduzione non piace.
Ma è davvero tutto così negativo?
Una riflessione è doverosa, visti i toni (a tratti grotteschi) che questa polemica ha raggiunto. I più diplomatici suggeriscono delicatamente che la nuova traduzione snatura la trilogia, mentre altri arrivano ad affermare che Fatica è riuscito a uccidere l’opera di Tolkien.
Ma andiamo per gradi. Perché c’era bisogno di tradurre nuovamente un’opera così famosa?
L’importanza de “Il Signore degli Anelli”
“Il Signore degli Anelli” è una di quelle storie che, bene o male, tutti conoscono, anche solo per nome. Parte di questo successo è sicuramente dovuta ai film di Peter Jackson, capaci di racimolare ben 17 Oscar in tutto (di cui 11 con il capitolo “Il ritorno del re“, record condiviso solo con altri 2 film).
Ben prima del cinema, però, esisteva la trilogia letteraria di J.R.R. Tolkien, l’inventore della Terra di Mezzo. Pubblicato nel 1954, “Il Signore degli Anelli” rappresenta forse l’opera fantasy più importante di tutte, capace da sola di dare vita ad un nuovo sottogenere: l’high fantasy.
Stiamo quindi parlando di un capolavoro della narrativa, un’opera che trascende i generi per avvicinarsi di diritto ai grandi classici. Una saga che rilanciava un intero genere ben prima della rinascita del fantasy a cui stiamo assistendo ora.

Ma veniamo alle edizioni. La traduzione che da tanti anni si trova sugli scaffali delle librerie italiane è quella che tutti conosciamo, e che fu stilata da Vittoria Alliata a soli 17 anni, e ampiamente revisionata in un secondo momento da Quirino Principe. Un’edizione che ha plasmato il nostro modo di conoscere “Il Signore degli Anelli”.
Dal 30 Ottobre, possiamo contare sulla nuova traduzione di Ottavio Fatica, l’origine sostanziale di questo dibattito.
Fatta questa premessa, possiamo iniziare.
La nuova traduzione di Bompiani
Partiamo da chi è stato l’artefice materiale di questa nuova traduzione: Ottavio Fatica. Un nome che, in realtà, non è per nulla sconosciuto. Stiamo parlando di uno dei traduttori italiani più conosciuti (ma, si sa, i traduttori non vantano la fama degli scrittori), già coinvolto in moltissimi altri lavori e persino autore di alcune raccolte di poesia.
Una carriera ricca di prestigio, culminata nel 2009 con l’assegnazione del Premio Nazionale per la Traduzione. È quindi abbastanza chiaro come Bompiani abbia affidato questa nuova traduzione de “Il Signore degli Anelli” nelle mani di un esperto.
A conti fatti, questo non ha risparmiato Ottavio Fatica da tutte le critiche ricevute. Critiche che, troppo spesso, non hanno tenuto conto di un aspetto fondamentale: non Fatica, bensì Bompiani, è l’autrice di questa traduzione.

Sembrerà scontato, ma a sentir parlare qualcuno, tutto ciò è passato in secondo piano. La traduzione è stata voluta e commissionata dalla casa editrice. Il che, tra le altre cose, implica che si sapeva perfettamente a cosa si stava andando incontro.
Già nell’articolo “In Italia ci sono più scrittori che lettori” avevo accennato al fatto che le case editrici, prima di tutto, sono delle aziende, e come tali agiscono nel proprio interesse. Pensare che Bompiani non conoscesse perfettamente la reazione che i fan avrebbero avuto è semplice ingenuità. “Il Signore degli Anelli” è un classico della letteratura, che conta milioni di appassionati. Stravolgerlo comportava dei rischi che chiunque poteva vedere.
E allora perché si è scelto di proseguire? È chiaro che Bompiani ha accettato questo rischio con un obiettivo in mente.
Cosa cambia con la nuova traduzione de “Il Signore degli Anelli”
La copertina de “La compagnia dell’Anello”
Le novità che hanno suscitato l’indignazione del pubblico sono molte, a sottolineare ancor più il solco che questa nuova traduzione vuole tracciare con le passate edizioni.
Ciò che balza subito all’occhio è la scelta della copertina: un’immagine del suolo di Marte. In molti si sono chiesti quale affinità potrebbe avere questa fotografia con la storia stessa.

In effetti, la copertina sembra essere il cambiamento meno giustificato. L’intento di Bompiani è chiaramente quello di prendere le distanze da tutto ciò che ha rappresentato “Il Signore degli Anelli” fino ad adesso, la cui cultura dell’immagine è stata molto influenzata anche dai film.
La poesia dell’Anello
Un altro elemento che ha subito notevoli cambiamenti è la famosa “poesia dell’Anello“, che già era riportata nella quarta di copertina delle vecchie edizioni, e che non poteva mancare anche in questa.
In effetti, le differenze tra la vecchia e la nuova versione sono notevoli. Vedere per credere:
La versione di Alliata e Principe
Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo che risplende, Sette ai Principi dei Nani nelle lor rocche di pietra, Nove agli Uomini Mortali che la triste morte attende, Uno per l’Oscuro Sire chiuso nella reggia tetra, Nella Terra di Mordor, dove l’Ombra nera scende. Un Anello per domarli, un Anello per trovarli, Un Anello per ghermirli e nel buio incatenarli, Nella Terra di Mordor, dove l’Ombra cupa scende.
La versione di Ottavio Fatica
Tre Anelli ai Re degli Elfi sotto il cielo, Sette ai Principi dei Nani nell’Aule di pietra, Nove agli Uomini Mortali dal fato crudele, Uno al Nero Sire sul suo trono tetro Nella Terra di Mordor dove le Ombre si celano. Un Anello per trovarli, Uno per vincerli, Uno per radunarli e al buio avvincerli Nella Terra di Mordor dove le Ombre si celano.
Qui entra in gioco per la prima volta la “familiarità“. Riflettendoci, è proprio questo che rende una versione migliore dell’altra. Dopo tanti anni in cui siamo stati abituati alla versione di Alliata-Principe, ci troviamo di fronte ad una versione diversa, che sentiamo estranea.
Il punto è: per quale motivo criticare una o l’altra versione? La risposta è semplice: perché esistono entrambe, e sono quindi soggette a confronto. Se così non fosse, accetteremmo l’unica versione di cui saremmo in possesso, qualunque essa sia.
La scelta dei nomi
Ma veniamo alla questione più spinosa di tutte, quella che forse ha creato tutto questo polverone.
Nella nuova versione de “Il Signore degli Anelli” sono infatti cambiati molti nomi, a partire addirittura da quelli dei protagonisti.
È così che il prode Samvise, supporto inseparabile di Frodo, è diventato Samplicio. Oppure Merry Brundibuck diventa Merry Brandaino. O, ancora, Grampasso diviene Passolungo.
Sono modifiche importanti che, se hai letto il libro o visto i film, ti lasceranno subito interdetto. Un personaggio è sicuramente identificato dal suo nome, e non è quindi facile vederlo cambiare. Ma perché queste scelte?

Prendiamo come esempio il cambio più significativo: quello di Sam. Proprio nell’appendice F de “Il Signore degli Anelli”, scopriamo infatti che il nome originario da hobbit di Sam è Banazîr, che significa “half-wise, simple“. Il nome Samvise è invece chiaramente ispirato al termine anglosassone samwís, che ha un significato simile. Il significato che Tolien voleva attribuire al nome di Sam è quindi abbastanza palese.
Nel tradurre l’opera, Fatica ha deciso di rendere appieno l’intento di Tolkien stesso, scegliendo di adottare un nome che richiamasse la parola “semplice”. Da qui Samplicio.
Purtroppo questa scelta è stata stroncata dalla critica. E poco importa che nella maggior parte del libro Sam sia chiamato solo con il suo diminutivo, rendendo l’estensione del nome del tutto superflua.
Le ragioni dietro al cambiamento
In tutta questa vicenda, l’unica verità inconfutabile è che una nuova traduzione de “Il Signore degli Anelli” non era necessaria. Ed è proprio questo che, in realtà, ne giustifica la creazione.
Bompiani e Fatica hanno deciso di prendere un’opera che è un successo storico e proporne una versione alternativa, nel chiaro tentativo di imprimere al testo le caratteristiche che lo stesso Tolkien voleva affidare alla sua versione (perché, si badi bene, il testo inglese è l’unico e vero originale).
Il cambio dei nomi non è casuale o frutto della pazzia, ma è studiato. Per J.R.R. Tolkien, grande studioso della lingua anglosassone, i nomi avevano un potere speciale ed un significato ben preciso, siano essi stati nomi propri o di luoghi. Ne “Il Signore degli Anelli” e ne “Lo Hobbit” questa verità viene a galla chiaramente.

Si può quindi scoprire che i nomi della Contea sono tutti legati a termini anglosassoni, mentre nel resto della Terra di Mezzo il principio viene meno. Questa caratteristica ha il chiaro scopo di creare familiarità nel lettore verso la Contea, il luogo che i protagonisti possono chiamare casa, e di rendere invece più esotico ed estraneo tutto il resto.
Questo aspetto era già stato notato da Alliata-Principe, che aveva infatti tradotto in italiano buona parte di questi nomi. Fatica ha semplicemente applicato con più rigore questa regola, soffermandosi maggiormente sul significato.
L’obiettivo della nuova traduzione è quindi quello di restituirci una versione de “Il Signore degli Anelli” più vicina all’originale. Una sorta di omaggio a J.R.R. Tolkien e alla sua opera. A prescindere dalla versione di cui ci siamo innamorati noi italiani.
Alcune caratteristiche positive della traduzione di Fatica
Ad analizzare a fondo tutti gli interventi di Ottavio Fatica, si scopre che i cambiamenti non si sono limitati solo a quanto detto precedentemente. Il traduttore ha lavorato sul testo per restituire ai lettori un aspetto che era andato perso con la prima versione: i diversi registri linguistici.
Ne “Il Signore degli Anelli” c’è infatti una profonda attenzione per i linguaggi utilizzati dai personaggi. Tolkien in questo ha fatto scuola, attribuendo ad ognuno dei suoi protagonisti un modo di parlare peculiare, diverso non solo della sua estrazione sociale, ma anche del tipo di dialogo che un personaggio doveva sostenere.
Per concentrarci sempre su Sam, ecco che lo sentiamo esprimersi in modo semplice e “poco istruito” quando si rivolge agli altri hobbit, e al contempo sforzarsi di apparire più colto e rispettabile quando parla con Gandalf.
In poche parole, Fatica ha eseguito un lavoro minuzioso ed encomiabile, forse criticato troppo frettolosamente.
La disputa dietro al cambiamento
Purtroppo, le verità dietro al cambiamento è legata alla disputa tra Vittoria Alliata e Bompiani, che affonda le radici negli anni scorsi ma che è esplosa solo al momento della nuova traduzione.
In realtà, Bompiani studiava di lavorare sulla traduzione de “Il Signore degli Anelli” già da molto tempo. La posizione della casa editrice era infatti chiara: la traduzione presentava molti errori, figli della giovane età alla quale la scrittrice l’aveva affrontata. C’era la volontà di affrontare la trilogia con un nuovo spirito, più fedele all’originale e più curato nei dettagli. Un impegno che, bisogna ammetterlo, non poteva certo essere criticato. Si decise quindi di affidare la traduzione a Ottavio Fatica.
E questo fu il primo motivo di tensione. Alliata infatti, come puoi immaginare, non gradì questa scelta. Non solo: arrivò a querelare lo stesso Fatica per alcune critiche mosse alla sua traduzione durante il salone del libro di Torino del 2018.
Era solo il primo tassello. A fine 2019, poco dopo la pubblicazione della traduzione di Fatica, è esploso un nuovo caso. Si è infatti scoperto che, nel 2016, l’accordo con cui Bompiani acquistava i diritti di pubblicazione della versione di Alliata era scaduto, senza che le parti lo rinnovassero. Una negligenza, probabilmente legata al fatto che, in quell’anno, Bompiani dovette affrontare questioni societarie molto spinose. In conclusione, però, un fatto increscioso, se si considera che la casa editrice proseguì a vendere copie della traduzione di Alliata-Principe in modo illegittimo.
Per rimediare all’errore, Bompiani ha in effetti avanzato la proposta di prolungare il contratto per altri 10 anni, ponendo però una condizione importante: se voleva proseguire la sua vita accanto alla nuova versione di Fatica, la traduzione andava rivista e corretta.
Una proposta che Vittoria Alliata ha di fatto considerato incresciosa, e che ha sancito la definitiva rottura tra le parti. Il risultato è quello che tutti conosciamo: le copie della traduzione Alliata-Principe de “Il Signore degli Anelli”, la versione che tutti conosciamo, sono state ritirate dalle librerie, e non potranno più essere acquistate.
Un finale che, purtroppo, ha il sapore della sconfitta.
La triste conclusione di un’era
Giungere a una conclusione di un dibattito così acceso non è semplice.
Inizialmente si è discusso molto sulla bontà della nuova traduzione di Fatica, spesso criticandola apertamente. Di sicuro, a prescindere che la nuova traduzione piaccia o meno, si è fin troppo facilmente colpevolizzato chi ha lavorato duramente e con un obiettivo ben preciso, ovvero quello di rinnovare e migliorare un’opera che ha segnato la storia del fantasy e della letteratura. È un diritto di tutti discutere sui risultati ottenuti da Bompiani e Fatica, ma le opinioni possono solo essere soggettive e mai esaustive.
Ora, purtroppo, il dibattito si è spostato su una questione più complessa e drastica. Con il ritiro delle vecchie copie de “Il Signore degli Anelli” finisce un’era, e la colpa di tutto ciò viene inevitabilmente attribuita alla nuova traduzione. Cosa che, se hai letto questo articolo con attenzione, avrai capito non essere vera.
La nuova traduzione poteva essere il punto di partenza per allargare e approfondire l’incredibile mondo creato da Tolkien. Le due traduzioni potevano fornirci una libertà che prima non avevamo, un dono raro portatore di molti benefici: la possibilità di scegliere.
Ora, invece, assistiamo a questo passaggio di consegne evitabile. Esce una traduzione e ne entra una nuova. E la libertà rimarrà un privilegio di coloro che ancora conservano la vecchia traduzione nel cassetto o nella libreria. Un libro che, ora più che mai, è diventato un tesoro da custodire con attenzione.
Rimane l’amaro in bocca per questa situazione assurda, uno scontro di interessi in cui perdono tutti: i protagonisti della disputa, “Il Signore degli Anelli”, la letteratura tutta e, soprattutto, noi lettori. Le uniche e vere vittime di tutto questo.
Una nuova visione de “Il Signore degli Anelli”
Nonostante tutto, vale la pena tentare di approcciarsi alla nuova traduzione de “Il Signore degli Anelli” senza pregiudizi e con la mente sgombera da tutta questa contesa. È un’impresa difficile, ma che, a mio avviso va fatta. Siamo pur sempre di fronte a un’opera che si è prefissa l’obiettivo di essere più fedele all’originale.
Sicuramente un omaggio a Tolkien, forse anche ben riuscito. Non ci credi?

Del resto, quanti di quelli che hanno criticato questa nuova traduzione de “Il Signore degli Anelli” il giorno dopo la sua pubblicazione l’hanno veramente letta? “La Compagnia dell’Anello” di Fatica ha 700 pagine.
Direi che il tempo ha risposto per noi. Prima di criticare, forse bisognerebbe leggere.
E dovremo leggere con curiosità e apertura mentale, svincolati da tutto ciò che abbiamo conosciuto fino ad adesso. Solo allora potremo dare un giudizio. Alla fine, è ciò che facciamo con qualunque altro libro. Perché non continuare?
E tu cosa ne pensi di questa traduzione?
8 Commenti
Sono considerazioni molto ben esposte in questo articolo, io ho letto, e riletto il Signore degli Anelli molte volte nel corso degli anni (o meglio decenni) , insieme a molte altre opere di Tolkien (sempre tradotte ) ; ho trovato le tue considerazioni molto interessanti e ne comprendo lo spirito, tuttavia mi sento di fare alcune considerazioni.
Il presente traduttore è certamente conosciuto e famoso , ma questo , come ogni altra prestazione professionale, non garantisce certamewnte in modo automatico il risultato, quindi bisognerebbe leggere di nuovo il Signore degli Anelli e vedere “come ci si trova, da tutto quello che si legge in giro, ed è veramente molto ho avuto la netta impressione quello che alla fine fine quello che viene il traduttore riesce a rendere sia un racconto che sembra ambientato nella Val Brembana (o qualcosa di simile) piuttosto che nel Berieland , anche per quanto riguarda il povero Sam , direi che lo sforzo di farlo apparire più vicino a quanto volesse Tolkien , abbia portato come risultato semplicemente a farlo apparire un poco piu “zotico” , infine l’italiano usato in alcuni punti sia più che altro vicino ad una specie di italiano medievale che ricorda “Brancaleone alle crociate” (forse il fatto che il traduttore sia umbro porti ad avere delle affinità elettive) , in sintesi non vedo le premesse che giustifichino l’acquisto della nuova trilogia completa (oltretutto ho già due edizioni) , anzi forse l’unica via sarà quella di acquistare il libro in inglese (per fortuna sono in grado di leggere e di comprenderne il significato) ; in effetti non credo che ci siano in assoluto molte traduzioni perfette, di qualsiasi testo, le scelte dei traduttori son legate a molti fattori , poetici di stile di assonanze e tanto altro; ma in definitiva sono sicuro che mi terrò cara la mia copia degli anni 90 del secolo scorso, sono sicuro che leggendola (ancora una volta!) mi sentirò trasportato ancora nel Bereliand e non nella Val Brembana (non ho nulla contro la Val Brembana però) , e poi alla fine ho come una vaga impressione e disagio di trovarmi alla presenza di un “revisionismo” ad ogni costo , ma questa è una mia impressione.
Per ultima cosa è bene ricordare che la Bompiani è ormai solo un nome, una scatola vuota, visto che la proprietà è della Giunti , un poco come i Baci Perugina fatti in Turchia , se mi spiego.
Ciao Antonio,
Felice che questo articolo possa essere il punto di partenza di un bel dibattito. Le tue osservazioni sono molto valide. Il bello dei libri è proprio questo, a mio avviso: creare punti di vista differenti.
Forse il confronto tra la vecchia e la nuova traduzione non metterà mai d’accordo tutti, ma una cosa è certa: aver tolto dal mercato la vecchia traduzione è stata una sconfitta per tutti. Speriamo di poterla rivedere presto sugli scaffali delle librerie!
Conosco il Signore degli Anelli nella traduzione dell’Alliata rivista e corretta da Principe (avevo 17 anni), ho letto la nuova versione a cura della Società Tolkieniana e successivamente l’ho letto in inglese. Infine, quest’ultimo mese, sia “La Compagnia dell’Anello” sia “Le due torri” nella nuova traduzione. Penso che la caratteristica migliore sia la resa dei vari registri linguistici utilizzati dai personaggi (Sam in primis); anche alcune frasi o alcuni brani (pochi, in verità) mi sono sembrati più chiari in traduzione. Ma c’è un ma. La traduzione dei nomi, personaggi o luoghi che siano, sembra fatta “a sfregio” (scusatemi il regionalismo): laddove traduce Alliata – o forse Principe, io non ho mai visto la primissima edizione – non traduce Fatica, o traduce diversamente. Se Alliata lascia il nome invariato, traduce Fatica. Pipino Tuc ridiventa Pippin Took: benissimo! Anche Bree rimane Bree, ancora benissimo. Ma i Swerting del racconto di Sam che diventano “Bruniti”? E Shelob che diventa “Aragne”? Questi sono solo esempi, ma l’impressione che si ricava dalla lettura di entrambi i libri è che a guidare il traduttore sia stata non la correttezza, ma il desiderio di fare tabula rasa, quasi che la traduttrice non abbia saputo fare il suo lavoro.
Ciao Vanessa,
La tua chiave di lettura è molto interessante, hai notato un particolare sottile che fa riflettere. Non possiamo conoscere la verità, ma quello che dici potrebbe essere corretto! Purtroppo la disputa tra i due traduttori non è più un mistero.
Allora perché Baggins é rimasto tale e non è diventato Sacconi?
Samplicio sí, Baggins no….. un lavoro parziale di Fatica che si è preso i pesci in faccia ed è stato pure tacciato di incoerenza.
E poi l’edizione Bompiani, che per la cronaca ho letto, non ha la mappa del mondo, n compenso riporta il suolo marziano in copertina. Ditemi voi se una cosa così ha senso da presentare ai lettori e ai fans di Tolkien.
Che occasione persa.
Ciao Giuseppe,
Quello che conta è dare un giudizio sulla base dell’esperienza diretta e tu, avendo letto il libro, lo hai fatto. Grazie per avere condiviso con noi la tua opinione! Aiuterà tutti ad avere un quadro più generale della situazione.
Io ho apprezzato la nuova traduzione al netto dell’attaccamento con i vecchi nomi.
L’ho trovata più scorrevole e varia nei suoi diversi registri.
Il 01/04 acquisterò Le Due Torri.
Il Ritorno del Re quando uscirà? Il 24 Giugnoi come ho letto su alcuni siti on line? Attendo una conferma se a voi noto
Ciao Stefano,
Mi fa piacere conoscere il commento diretto di uno che ha letto la nuova traduzione. Sembra che il progetto di Bompiani non fosse così errato!
Riguardo l’uscita del “Il Ritorno del Re”, al momento ci sono solo rumors. Bompiani non ha ancora annunciato una data, che io sappia. Speriamo lo faccia presto!